Si fanno sempre più tese le relazioni tra Stati Uniti e Arabia Saudita dopo la scomparsa di Jamal Khashoggi, giornalista saudita residente negli Stati Uniti e corrispondente del Washington Post, scomparso il 2 ottobre dopo essere entrato nel consolato saudita a Istanbul. Khashoggi in passato aveva criticato il principe saudita Mohammed bin Salman.
L’ipotesi al momento più accreditata è che il reporter, noto per la posizione critica nei confronti del regime di Riad, sia stato ucciso da agenti dei servizi segreti all’interno del consolato (vedi video riportato sotto della ricostruzione che hanno fatto in Turchia). Ipotesi rigettata con forza dal ministro dell’Interno saudita, Abdulaziz bin Saud bin Naif bin Abdulaziz, che ha respinto come “menzogne e accuse senza fondamento” questa ricostruzione.
Sulla questione è intanto intervenuto anche il presidente degli Stati Uniti Donald Trump che ha promesso “una punizione severa” se dietro la sparizione del giornalista ci fosse l’Arabia Saudita. In un’intervista al programma “60 Minutes” della Cbs, di cui è stata diffusa una anticipazione, Donald Trump ha detto:
“Al momento loro negano e negano in maniera veemente. Potrebbero essere stati loro? Sì”.
E, pur promettendo “punizioni severe”, il presidente ha ribadito che non vuole danneggiare l’occupazione americana bloccando le vendite militari. “Ci sono altri modi per punire”, ha aggiunto, senza però fornire dettagli.
Immediata la risposta di Riad che, di fronte all’ipotesi di eventuali ritorsioni, ha diffuso un comunicato in cui dice che, nel caso in cui le venissero imposte sanzioni, risponderà con “azioni ancora più grandi“.
Non è da escludere che petrolio schizzi a 400 dollari
In un clima sempre più infuocato nelle relazioni tra i due paesi, ieri l’amministratore delegato di JP Morgan & Chase, Jamie Dimon, e il presidente Ford Motor, Bill Ford, hanno annullato i piani per partecipare a una conferenza con un gruppo di investitori sauditi in calendario a fine mese. Un annuncio che potrebbe spingere altre società statunitensi come Goldman Sachs, Mastercard e Bank of America a riconsiderare la partecipazione all’evento.
Sui mercati si segnala il rincaro momentaneo del petrolio, con le tensioni tra Usa e Arabia Saudita che mettono le ali ai contratti Wti e Brent. Un analista stima che in caso di sanzioni americane contro il governo saudita dopo la scomparsa di un giornalista che lavora per il Washington Post, vedere il petrolio schizzare a 400 dollari al barile non è impossibile.
Dopo la perdita del 4% subita la settimana scorsa, il contratto a novembre del WTI prova a rimbalzare sui mercati: saliva dello 0,8% prima dell’avvio degli scambi a Wall Street, attestandosi a $71,93 il barile. Da parte sua il future sul Brent, che ha perso il 4,4% la settimana precedente, si è issato a un certo punto a quota $81,26 stamattina, per un guadagno dell’1%.
È il general manager dell’emittente tv Al Arabiya, Turki Aldakhil, a fare la previsione “esplosiva”. “Se vengono imposte le sanzioni Usa contro l’Arabia Saudita, sarebbe un disastro economico che sconvolgerebbe il mondo intero”, scrive in un editoriale che porta la sua firma. “Se il prezzo del petrolio a 80 dollari Usa fa arrabbiare il presidente Trump, nessuno può escludere che il prezzo raggiunga i 100 dollari, o anche $200, se non il doppio di quella cifra“.