NEW YORK (WSI) – Lo hanno fatto in Europa. Ora ci riprovano negli Stati Uniti. L’intrusione degli hacker russi nella banca dati e nelle mail del Partito democratico e della candidata Hillary Clinton, definita dall’Fbi “un atto di ostilità internazionale” confermano- secondo quanto si legge in un articolo della Stampa – quanto era stato evidenziato da tempo da esperti di sicurezza francesi e statunitensi, ovvero che Mosca conduce “un’abilissima battaglia di destabilizzazione in America e in Europa, mobilitando propaganda, pirati informatici, troll (provocatori), che diffondono disinformazione, centrali di hackeraggio finanziate dal Cremlino”.
Il timore – come si legge ancora nell’articolo – e’ che dopo la campagna che è costata le dimissioni della presidente democratica Wasserman e il provocatorio invito di Trump al Cremlino a rubare ancora faldoni riservati contro Hillary Clinton, l’esercito informatico attacchi direttamente il sistema elettorale Usa.
Una paura che affonda le radici nel fatto che milioni di voti Usa sono gestiti via computer, senza alcuna traccia fisica di scheda o matita copiativa, e un pirata può falsare i risultati a piacimento.
A questo proposito, lo scorso aprile la Casa Bianca ha lanciato un piano di difesa. Anche se per alcuni osservatori l’intervento e’ stato tardivo. In un rapporto di Aspen Group, trentadue esperti tra cui l’ex capo della sicurezza Usa Michael Certoff, scrivono: “La nostra democrazia e le nostre elezioni sono alla mercé di governi stranieri e gruppi terroristici che possono manipolarne i risultati del voto”.
Fonte: La Stampa