Cambia il sentiment, gli economisti vedono nuovi segnali di rallentamento dell’economia a seguito della nuova impennata dei contagi negli Usa.
di Paolo Zanghieri, senior eonomist di Generali Investments
L’economia statunitense si sta riprendendo. L’attività economica avrebbe dovuto toccare il fondo all’inizio di maggio secondo gli indicatori ad alta frequenza sulla mobilità e l’attività delle carte di credito. Ora invece stanno mostrando che i consumi si stanno stabilizzando, già prima del probabile ritorno a lockdown localizzati.
In particolare i principali indicatori sono aumentati a maggio e giugno, con la produzione e il consumo industriale tornati intorno al 90% del livello pre-crisi. Il mercato del lavoro ha reagito con rapidità alla riapertura dell’attività: dopo aver toccato il picco del 14,7% in aprile, il tasso di disoccupazione è sceso all’11,1% in giugno, grazie alla forte ripresa dei settori in riapertura come viaggi e tempo libero.
Ripresa dell’attività testata dalla recrudescenza del virus
In prospettiva, la ripresa appare sempre più a rischio. Le debolezze del mercato del lavoro possono emergere, poiché la maggior parte dei licenziamenti sono archiviati come temporanei mentre quelli permanenti sono in aumento, indicando l’inizio di cambiamenti strutturali dell’occupazione.
La pandemia è nuovamente peggiorata e la già elevata incertezza sulla rapidità della ripresa, è stata aggravata dal forte aumento dei casi. A luglio sono stati segnalati in media 63,6 mila nuovi casi giornalieri, dopo i 28,6 mila di giugno.
Ci sono anche rischi legati alle grandi misure messe in atto dal Congresso per proteggere il reddito dei lavoratori e la solvibilità delle imprese. Sono scadute alla fine di luglio ma al momento in cui scriviamo non è ancora stato raggiunto un accordo su una proroga o su nuove misure.
Il Pil annualizzato si è contratto del -32,9% nel secondo trimestre, leggermente meno critico di quanto si temesse. Dati i rischi delineati, ci atteniamo alla nostra previsione di crescita per il 2020 del -7,5% con prevalenza dei rischi di ribasso.
La Fed fa il punto sulle sue misure
Nella riunione di luglio la Fed ha legato direttamente la ripresa economica alla risoluzione della crisi sanitaria, la cui direzione rimane molto in dubbio. Allo stesso tempo, i politici della Fed hanno ribadito l’impegno a utilizzare la loro “gamma completa di strumenti” per sostenere l’economia e mantenere i tassi di interesse vicini allo zero per tutto il tempo necessario per riprendersi dall’epidemia.
I funzionari della Fed hanno già iniziato a discutere il controllo della curva dei rendimenti come il prossimo passo politico in quanto rafforzerebbe l’effetto del QE. A seconda dell‘evoluzione della pandemia negli Stati Uniti e dell’ulteriore corso delle misure di politica fiscale, vediamo la Fed pronta ad adeguare la sua posizione politica entro settembre, quando verranno presentate anche le conclusioni finali della revisione in corso della strategia.