NEW YORK (WSI) – Sorpresa dal fronte occupazionale Usa. Nel mese di novembre, negli Stati Uniti sono stati creati +203.000 nuovi posti di lavoro.
Il dato è stato decisamente migliore delle attese degli analisti di Bloomberg e di Brefing, che avevano previsto rispettivamente un aumento +185.000 e +188.000 unità , contro il rialzo +200.000 di ottobre (dato rivisto al ribasso dalla crescita di 204.000 nuovi posti di lavoro inizialmente comunicata).
Decisamente migliore delle stime anche il tasso di disoccupazione – atteso in calo al 7,2% – sceso al 7% rispetto al 7,3% di ottobre. Si tratta del tasso più basso dal novembre del 2008, giustificato secondo gli analisti dal ritorno dei dipendenti federali al lavoro, con la fine dello shutdown del governo verificatosi a ottobre.
Il tasso di partecipazione alla forza lavoro è salito dal 62,8% al 63%.
Contestualmente sono stati resi noti anche i redditi personali – 0,1% a ottobre contro +0,3% del consensus di Brieging – e le spese per consumi, salite +0,3%, in linea con le previsioni. Da segnalare che i redditi sono scesi per la prima volta da gennaio.
Il recupero dell’economia americana è stato confermato alla vigilia dalla pubblicazione della prima revisione del Pil del terzo trimestre, al ritmo più alto dal primo trimestre del 2012.
Tuttavia, il dato ha mostrato alcuni segnali contrastanti: il rialzo è da attribuire infatti soprattutto all’aumento delle scorte, che non si sa al momento se sia stato volontario (dunque deciso dalle aziende in linea di previsioni sulla ripresa della domanda da parte dei clienti) o involontario. A questo si aggiunge che le spese per consumi, che incidono sull’economia Usa per quasi il 70%, sono avanzate dell’1,4%, al ritmo più lento dal quarto trimestre del 2009.
Il rapporto sull’occupazione Usa appena pubblicato è il principale market mover della sessione odierna. Immediata la reazione dei mercati americani, con i futures che hanno ridotto i guadagni. Gli investitori leggono il dato come l’ennesima prova del recupero dell’economia, e dunque della possibile decisione della Fed di iniziare a staccare la spina alle sue misure di quantitative easing (QE), già a partire dalla prossima riunione del Fomc – il suo braccio di politica monetaria – del 17-18 dicembre.