Economia

Usa, non solo curva dei rendimenti: i 4 “cavalieri della recessione”

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L’inversione della curva dei rendimenti dei titoli di Stato Usa è soltanto l’ultimo segnale di allarme mandato al mercato obbligazionario. Un professore di Finanza interpellato da Business Insider ha parlato dei “quattro cavalieri” della recessione.

Si tratta di quattro sviluppi nel mercato dei Bond che fanno suonare un campanello di allarme per l’economia americana. Il primo ha iniziato a rimbombare in dicembre, quando lo Spread di rendimento tra il titolo a tre e a cinque anni è finito sotto zero. L’inversione dei tassi nei mercati creditizi, ovvero quando le obbligazioni governative a breve cadenza rendono di più di quelle a lunga, viene considerato un segnale di recessione in arrivo.

Dal 7 marzo l’inversione della curva è diventata ancora più clamorosa, con il rendimento a cinque anni che è inferiore a quello dei Treasuries a tre mesi. Se questa situazione persiste per un trimestre, per l’economia americana potrebbero essere guai.

“La misura empiricamente fornisce altre informazioni economiche”, spiega in un’intervista il professore di Finanza Campbell Harvey, della Fuqua School of Business presso l’università di Duke.

I “quattro cavalieri” anticipatori della recessione

L’inversione della curva appena registrata è infatti solo uno dei quattro fattori (“cavalieri”) che prevedono una recessione.

  1. Indebolimento della fiducia dei CFO aziendali
  2. Incremento della volatilità di mercato
  3. Un maggiore protezionismo deleterio per la crescita
  4. L’inversione della curva dei rendimenti tra il titolo di Stato a cinque anni e quello a tre mesi per la durata di un trimestre.

Una curva piatta o negativa fa paura perché è un indice del fatto che gli investitori sono convinti che le condizioni economiche stanno peggiorando. Mantenere i soldi investiti nei bond a lungo termine solitamente è una mossa più sicura dell’investimento nei bond che scadono molto tempo prima. Se l’orizzonte a lungo termine viene ritenuto più rischioso di quello a breve, c’è qualcosa che non va nell’economia.

Un segnale chiaro di recessione viene mandato quando questa situazione dura un trimestre intero. Quando la curva dei rendimenti dei Bond si inverte, nel giro di 12-18 mesi si verifica una recessione. Dietro all’inversione ci sarebbero i timori circa le tensioni commerciali sino americane e il rallentamento della crescita economica mondiale.

Tra il titolo a due anni e il Treasuries di riferimento decennale si è invertita prima delle recessioni del 19081, del 1991, degli Anni 200 e del 2008. È dal 1955 che anticipa con accuratezza le ultime nove recessioni negli Stati Uniti. Metà dei CFO si aspetta una recessione alla fine del 2019 o all’inizio del 2020. Ben l’82% ritiene che si verificherà entro la fine dell’anno prossimo. Ossia proprio tra 18 mesi di tempo.

UBS: chance di una recessione schizzate al 73%

La Brexit (su cui regna tuttora il caos), alcune situazioni critiche geopolitiche e la già citata guerra commerciale sono alcuni dei fattori che hanno alimentato la volatilità di mercato negli ultimi 12 mesi. L’indice VIX, considerato barometro della paura, ha fatto un bel balzo lo scorso dicembre, anche se nelle ultime settimane è sceso un po’ di livello.

Anche secondo UBS, le probabilità di una recessione sono aumentate negli ultimi tempi. In un report pubblicato la settimana scorsa la banca svizzera ha annunciato che l’incremento delle chance è stato il maggiore in 30 anni di tempo. La possibilità di una contrazione per due trimestri dell’economia sono cresciute al 73% dal 24% di dicembre.

“La debolezza degli ultimi dati macro valida il rischio reale di una recessione, a prescindere dal fatto che questa avvenga o meno”, sottolineano gli economisti della banca. UBC cita tra i fattori principali di questo cambiamento drastico la paura di un deterioramento grave dei consumi di beni durevoli e dei dazi commerciali.