NEW YORK (WSI)- Gli Stati Uniti hanno bombardato alcune postazioni dell’Isis (militanti dello Stato Islamico) in Iraq. E’ quanto ha dichiarato John Kirby, portavoce del Pentagono, che ha spiegato come i bombardamenti dei caccia americani hanno avuto come obiettivo le postazioni dell’artiglieria dell’esercito dell’Isis contro le forze curde che stanno difendendo Erbil. Un’area vicino alla quale si troverebbe del personale americano.
Secondo le prime ricostruzioni da Washington, dopo avere consultato il suo team della Sicurezza Nazionale e i vertici di Cia e Pentagono, il presidente Barack Obama si e’ convinto a intervenire per il timore che si crei in Iraq una situazione che porti ad un’altra Bengasi (l’attacco dei militanti Al Qaeda al consolato americano della citta’ libica che l’11 settembre 2012 causo’ la morte dell’ambasciatore Usa in Libia Christopher Stevens e di 3 altre persone).
Secondo quanto riferito dal Pentagono, alle 6.45 del mattino, ora di Washington, due aerei caccia FA 18 statunitensi hanno sganciato bombe da circa 230 chili l’una contro l’artiglieria e un camion dello Stato islamico, vicino Arbil, nel nord-est del Paese, dove sono di stanza addestratori militari statunitensi.
Gli Stati Uniti continueranno ad agire contro i militanti dell’Isis ogni volta che il personale e gli impianti americani saranno minacciati”, ha detto Kirby. L’operazione è stata avviata dopo l’ok del presidente americano Barack Obama. L’annuncio del comandante in capo delle forze armate Usa è arrivato durante una diretta Tv. Insieme ai bombardamenti, Obama ha autorizzato il lancio di aiuti umanitari – cibo e medicinali – alle popolazioni in fuga dai militanti jihadisti.
Il presidente, notoriamente non interventista e anzi tendente al disimpegno militare dalle aree calde dove sono impegnati gli Stati Uniti (Obama ha ordinato il ritiro da Iraq e Afghanistan di decine di migliaia di soldati Usa inviati dal 2001 dal predecessore George W. Bush) si e’ visto costretto a una decisione che contraddice la sua precedente politica estera, dopo una serie di chiari segnali nei giorni scorsi.
In particolare mercoledi’ sera il chairman del Joint Chiefs of Staff (Capo di Stato Maggiore della Difesa) Gen. Martin E. Dempsey ha messo in allarme il presidente, in una conversazione a due avvenuta nella limousine presidenziale, mentre i due tornavano insieme alla Casa Bianca dal Dipartimento di Stato dopo un meeting con i leader dell’Africa. Lo racconta il New York Times.
La capitale curda, Erbil, “un tempo isola di tranquillita’ pro-americana, e’ in balia di devastazioni e violenze da parte dei militanti Sunni”, ha detto Dempsey al presidente. Lo spettro di un’altra Bengasi ha fatto si’ che nelle ore successive Obama maturasse la decisione di autorizzare i bombardamenti contro alcune postazioni dell’Usis.