Il Prodotto Interno Lordo Usa – un dato che rappresenta il valore totale di tutti i beni e servizi prodotti e venduti nel Paese – nel secondo trimestre del 2008 ha registrato un aumento dell’1.9%. Nel trimestre precedente il tasso di crescita era stato pari all’1%, poi ritoccato al ribasso a +0.9%. Lo ha comunicato il Dipartimento del Commercio Usa. E’ importante notare che i numeri relativi all’ultimo trimestre 2007 hanno invece subito una revisione da +0.6% a -0.2%, evidenziando una contrazione dell’economia.
Una recessione e’ stata sempre definita tecnicamente da 2 trimestri successivi con il pil in calo ma molti economisti sostengono che la definizione non sia piu’ giusta. Il National Bureau of Economic Research, l’istituto di Cambridge, in Massachusetts, che ha l’incarico di individuare e “chiamare” i vari cicli economici, definisce una recessione come un “significativo” calo dell’attivita’ per un periodo prolungato di tempo. Il calo deve essere visibile nel Pil, salari, produttivita’, vendite e reddito.
L’indicatore comunicato oggi, con +1.9%, che rappresenta il dato preliminare suscettibile di varie revisioni nelle prossime settimane, si e’ rivelato inferiore alle stime degli economisti che si attendevano un avanzamento del 2.3%.
L’indice “core” dei prezzi al consumo e’ cresciuto all’1.1%, al di sotto delle attese pari a +2.4%. I consumi personali sono avanzati dell’1.5%, al di sotto delle attese pari a +1.7%. Il deflatore del Pil, un indicatore delle pressioni inflazionistiche, e’ cresciuto anch’esso dell’1.1%, al di sotto delle stime (+2.7%).
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Intervistato sul canale finanziario Bloomberg, l’economista Allen Sinai ha dichiarato che gli Stati Uniti sono in recessione. “La situazione e’ in peggioramento, sara’ dura”. Sorpreso Martin Feldstein, capo del National Bureau of Economic Research che ha affermato: “I numeri confermano il quadro generale di debolezza, ma il calo del PIL alla fine dell’anno scorso e’ del tutto inatteso”.