Nel 2017 i negozianti statunitensi hanno annunciato la chiusura di 6700 punti vendita in tutto il Paese. Si tratta di uno dei numeri più alti negli anni, che supera anche il record di 6163 chiusure verificatesi nel 2008, l’anno della crisi finanziaria. I dati sono stati diffusi dal think tank Fung Global Retail & Technology. A contribuire all’altezza della cifra l’annuncio della catena di farmacie degli Usa Walgreens che prevede di chiudere circa 600 negozi.
Walgreens ha concluso di recente un accordo per l’acquisto di 1.932 negozi di Rite Aid: la maggior parte degli store che abbasseranno le saracinesche saranno quelli di Rite Aid situati vicino a negozi esistenti. Altre catene che hanno annunciato il termine delle attività di molti punti vendita sono Kmart, Sears, JCPenney, che ha annunciato di chiudere 138 punti vendita, Ann Taylor, Gapp, Banana Republic, Michael Kors, Bebe, che dirà addio a 68 negozi, Staples, Gymboree, marchio di abbigliamento per bambini che potrebbe chiudere 375 dei suoi 1300 negozi. Anche Macy’s ha annunciato la fine di 68 spazi e il taglio di 10 mila posti di lavoro.
Il settore del retail è in crisi da tempo negli Usa, in difficoltà per il boom dell’e-commerce e per la concorrenza di Amazon. Un dato che testimonia questo cambiamento è quello sul mercato delle consegne di pacchi, che è cresciuto del 48% negli ultimi due anni, secondo il Parcel Shipping Index di settembre 2017, l’indice di Pitney Bowes che monitora 13 Stati fra cui anche l’Italia.
Secondo un rapporto diffuso ad aprile da Credit Suisse, circa 8600 spazi sono previsti in chiusura in quest’anno. Se le previsioni verranno confermate, significa che gli Stati Uniti perderanno più di 147 milioni di metri quadrati di spazio al dettaglio. I dati di BankruptcyData.com, secondo cui almeno 300 rivenditori hanno dichiarato bancarotta finora nel 2017, confermano il trend di crisi per i negozianti.