Continua la strada del ritiro da numerosi trattati intrapresa dal presidente americano Donald Trump. Atteso per domani difatti è l’annuncio del ritiro degli Stati Uniti dal trattato Inf con la Russia per il controllo degli armamenti nucleari. È il patto che mise fine alla Guerra Fredda 32 anni fa.
L’accordo venne firmato nel 1987 da Ronald Reagan e Michail Gorbaciov e fino ad oggi è stato una delle pietre miliari del disgelo che portò alla fine della Guerra Fredda. Grazie a esso, difatti, furono distrutti 2.692 missili, 846 americani e 1.846 russi. L’accordo servì così in generale a limitare il numero dei missili dispiegati in Europa.
A dicembre scorso l’amministrazione Trump aveva detto che avrebbe abbandonato il trattato bilaterale se la Russia non avesse iniziato a rispettarlo. Gli Usa hanno fissato in quel modo una sorta di ultimatum che scade domani, sabato 2 febbraio. I rapporti tra i due paesi dovevano migliore dopo l’elezioni di Trump, che non ha mai nascosto la sua ammirazione per Vladimir Putin. Ma in realtà negli ultimi due anni, complici guerre per procura come quella in Siria, le relazioni sono rimaste tese.
La conferma della decisione di uscire dal trattato sarebbe arrivata dopo un incontro infruttuoso tra il sottosegretario di Stato per il controllo delle armi e il vice ministro degli Esteri russo. Ieri Andrea Thompson ha infatti visto Sergey Ryabkov a Pechino: alla fine del vertice il funzionario Usa ha affermato che non vi erano stati progressi.
“La posizione americana rimane dura e rappresenta un ultimatum”, ha spiegato Ryabkov all’agenzia russa Tass. “Abbiamo detto agli americani che è impossibile avviare un dialogo in queste condizioni”. Ossia di tentato ricatto alla Russia da parte degli Usa.
“Tutto più pericoloso ora”
Il segretario di Stato Mike Pompeo dovrebbe fare l’annuncio ufficiale del ritiro sabato. Anche se tecnicamente il ritiro dall’accordo dovrebbe scattare tra sei mesi, secondo gli esperti c’è qualche piccola speranza che si possa ancora rimediare in extremis alla situazione di tensione tra Washington e Mosca.
Va detto che anche l’Europa e la NATO accusano la Russia di violare il trattato dal 2014. Mosca da parte sua sostiene che non le viene data altra scelta. Difatti, è la politica aggressiva della NATO al confine con la Russia a spingere Mosca a difendersi in qualche modo.
Secondo la NATO, le iniziative della Russia sono volte a indebolire l’architettura di sicurezza euro-atlantica. A detta degli esperti di geopolitica, l’espansione dell’alleanza atlantica nell’area dei paesi dell’ex blocco sovietico è una delle – se non la maggiore dele – preoccupazioni del Cremlino.
Il ritiro dal trattato renderà “tutto più pericoloso” ora. Lo ha detto all’emittente CNN l’ex Senatore Democratico Sam Nunn, co-chairman dell’organizzazione no-profit Nuclear Threat Initiative.