Scatta oggi il primo round di sanzioni americane contro l’Iran, annunciate dal presidente Donald Trump con l’uscita degli States dall’accordo sul nucleare iraniano siglato dal paesi P5+1, ossia Usa, Russia, Cina, Francia, Regno Unito, Germania nel luglio 2015.
Le sanzioni colpiscono i soggetti non americani che intrattengono relazioni economiche e commerciali con Teheran con l’obiettivo di colpire l’acquisto di dollari americani da parte del governo iraniano, il commercio in oro o metalli preziosi, la vendita diretta o indiretta, la fornitura e il trasferimento verso o dall’Iran di grafite, metalli grezzi o semilavorati quali alluminio, acciaio, carbone e software per l’integrazione dei processi industriali. Il secondo round di sanzioni entrerà poi in vigore a novembre e colpirà le esportazioni di greggio e le transazioni con la banca centrale iraniana.
Le sanzioni degli Stati Uniti contro l’Iran sono regolate per mantenere i prezzi del petrolio elevati, così Amrita Sen, chief oil analyst di Energy Aspects, parlando alla Cnbc. Proprio le sanzioni degli Stati Uniti sul greggio iraniano potrebbero presto spingere i prezzi del petrolio oltre i 90 dollari al barile secondo l’analista.
Prima vittima delle nuove sanzioni americane contro l’Iran è il settore automotive e tra gli Stati che ne risentiranno anche l’Italia. Era il 2017 quando il nostro Paese è diventato il primo partner commerciale di Teheran riuscendo anche a superare Francia e Germania e arrivando ad un interscambio pari a quota 5 miliardi di euro, mentre Francia e Germania seguivano rispettivamente a 3,8 e 3,3 miliardi. Con le nuove sanzioni a stelle e strisce non è improbabile che diverse imprese italiane dovranno rinunciare a molti commerci e business.