Resta alta la tensione nell’area asiatica. Ieri quattro jet americani F-35B invisibili e 2 bombardieri strategici B-1B hanno simulato oggi un bombardamento strategico nei cieli sudcoreani, quale monito alla Corea del Nord. Lo riporta l’agenzia Yonhap, citando una fonte anonima del governo di Seul.
Gli aerei Usa sono stati affiancati da quattro F-15K sudcoreani, prima di rientrare alle basi, rispettivamente, in Giappone e a Guam. Le esercitazioni sono maturate a tre giorni dal missile intermedio lanciato dal Nord verso il Pacifico dopo il sorvolo del Giappone.
Da Washington intanto il capo del Pentagono, Jim Mattis, ha fatto sapere di disporre di “numerose” opzioni militari contro la Corea del Nord, molte delle quali non pongono pericoli per l’alleato sudcoreano.
“Ci sono numerose opzioni militari che possiamo adottare, di concerto con gli alleati, per difendere i loro e i nostri interessi”.
Intanto il Giappone, secondo quanto ha annunciato un portavoce del ministro giapponese della Difesa, dispiegherà oggi un sistema di difesa missilistico aggiuntivo sulla sua isola settentrionale di Hokkaido. Una mossa che arriva alcuni giorni dopo che la Corea del Nord ha lanciato un missile intercontinentale, sorvolando la regione.
I ministri degli esteri cinese e russo, a loro volta, hanno lanciato un appello per una “soluzione pacifica” del “circolo vizioso” nordcoreano, a conclusione di un incontro a New York a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che ufficialmente inizia oggi. Il capo della diplomazia di Pechino, Wang Yi, e l’omologo russo Sergey Lavrov, hanno chiesto a tutte le parti coinvolte nel dossier di impegnarsi per una soluzione pacifica del complicato confronto con Pyongyang.
“La questione del nucleare nella penisola coreana deve essere risolto in modo pacifico”, ha detto Wang. “Il circolo vizioso deve essere interrotto”, ha insistito Lavrov. La Russia si unisce de facto alla posizione cinese che propone una “duplice distensione”, ovvero da una parte la sospensione dei test nucleari nordcoreani, dall’altra la fine delle manovre americane nella regione.