Nonostante i progressi nell’uso delle carte di pagamento e della moneta elettronica l’Italia resta fra i Paesi europei più affezionati al contante. Anzi, il rapporto fra banconote e monete circolanti in rapporto al Pil, sintetizzato dall‘indice Cash Intensity, continua ad aumentare. E’ quanto si apprende nell’ultima edizione dell’Osservatorio della Community Cashless Society, che riunisce gli attori principali del mondo dei pagamenti, da Visa a PayPal, da Mastercard a Sisal e molti altri.
L’indice cash intensity, in Italia è passato dall’11,5% del 2017 all’11,8% nel 2018 – dieci anni prima era al 7,8%. La moneta fisica circolante, insomma accresce il suo peso specifico rispetto al reddito nazionale, anche se si fanno sempre più strada anche i pagamenti elettronici. In termini cash intesity, molti altri paesi europei sono ancor più focalizzati sui contanti. Dalla Grecia, alla Spagna, al Portogallo: il contante piace soprattutto nell’Europa mediterranea e Centro-orientale (Slovacchia, Bulgaria, Polonia, Lituania: tutti Paesi che superano l’Italia in termini di diffusione relativa del contante).
Il valore dei pagamenti tramite carta effettuati in Italia, poi, è aumentato dell’8,5% fra 2013 e 2017. Tuttavia, alla velocità attuale l’Italia raggiungerà la media Ue del valore dei pagamenti con carta solo nel 2040 (assumendo che gli altri Paesi europei rimangano fermi). Di pari passo, è anche aumentato il numero dei POS installati, con un incremento, fra 2013 e 2017, del 5,1%. Aumentano, infine, le transazioni con moneta elettronica – tipicamente veicolate da carte prepagate: nel 2017 il valore di questi pagamenti è stato di 24,9 miliardi di euro (nel 2013 erano solo di 11,8 miliardi).
Escludendo la moneta elettronica, l’Italia resta il terzultimo Paese europeo per utilizzo delle carte di pagamento (calcolata per numero di transazioni pro capite), seguita solo da Romania e Bulgaria. Ai primi posti, invece, troviamo Danimarca, Svezia e Regno Unito.