La stagione degli utili e’ ormai nel suo pieno svolgimento. Ancora una volta torna l’interesse sulla confusione suscitata dai conti presentati secondo i principi GAAP (general accepted accounting principles) e i cosiddetti “utili pro forma”.
La contrapposizione “classica”, tra il management delle societa’ che cerca di presentare numeri che risaltino la buona gestione nel breve termine e analisti finanziari interessati alla capacita’ di generare reddito nel lungo termine, perde colpi.
Nel tempo questo rapporto ha generato “commistioni” che invece di aiutare nella comprensione gli investitori, ha reso il quadro ancora piu’ confuso.
Esistono sostanzialmente due modi diversi di rilevare i conti della societa’. Il primo corrisponde alla volonta’ di rilevare, nel corso dell’anno, correttamente tutti i fatti che hanno contribuito al risultato economico (GAAP). Il secondo invece tende a riclassificare il bilancio per escludere tutte quelle operazioni straordinarie che non concorrono a generare reddito nel corso di piu’ anni.
L’ufficio studi di WallStreetItalia cerca di semplificare la comprensione di questi due concetti attraverso la lettura del Conto Economico.
L’utile netto e la relativa versione pro forma, nel caso in cui sia presente, si trovano infatti nel Conto economico, il documento contabile che riepiloga i movimenti economici positivi (ricavi) e negativi (costi) attuati dall’azienda nel corso di un determinato periodo di tempo (esercizio). Lo scopo del Conto Economico e’ quello di evidenziare il risultato reddituale netto conseguito nel periodo considerato.
Nella tabella seguente abbiamo illustrato una versione semplificata del conto economico di un’azienda industriale americana X. Dalla lettura del documento emerge che per giungere al risultato operativo dell’azienda X occorre procedere attraverso operazioni successive.
CONTO ECONOMICO SEMPLIFICATO-AZIENDA X |
||
Ricavi di vendita |
100 | |
– |
Costi di gestione |
(6) |
+ | Altri Proventi da gestione tipica | 1 |
– | Oneri finanziari | (10) |
+/- | Sopravvenienze attive o passive | 5 |
= | Risultato ante imposte da attivita’ caratteristiche |
90 |
– | Imposte | (30) |
= | Utile (Perdita) da attivita’ caratteristiche (pro forma) |
60 |
+/- | Utile derivanti da operazioni non caratteristiche |
2 |
+/- | Componenti straordinarie | 2 |
+/- | Effetto di cambiamenti di sistemi contabili |
2 |
= | Utile (Perdita) netto | 66 |
L’utile (o perdita netta) derivante da attivita` caratteristiche (pro forma) e’ il risultato d’esercizio che meglio testimonia la capacita’ di produrre reddito dell’azienda. Come infatti e’ illustrato nella tabella, tale valore esclude la presenza di componenti straordinarie non legate alle attivita’ operative.
Queste voci, rappresentando elementi sporadici e inconsueti, non contribuiscono infatti in modo continuativo alla crescita del flusso di cassa. La versione pro forma permette percio’ di confrontare risultati relativi a periodi diversi e di effettuare una piu’ adeguata valutazione storica e prospettica della performance dell’azienda.
Se invece si applicano le regole contabili di GAAP (generally accepted accounting principles) il risultato netto include tali componenti. Questo valore rappresenta un semplice valore contabile che riflette il principio della competenza e puo’ subire forti variazioni tra un esercizio e l’altro a seconda del peso delle componenti straordinarie.
La confusione suscitata nell’interpretazione di questi due numeri tra gli stessi professionisti della finanza deriva dai sempre piu’ frequenti artifici contabili usati dalle aziende per alterare questi risultati.
Di seguito mostriamo in modo sommario quattro diversi approcci con cui le imprese possono “manipolare” queste componenti reddituali:
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Scelta del posizionamento delle componenti positive e negative nel Conto economico
La legge americana consente un margine molto ampio di discrezionalita’ con la quale le societa’ possono trasferire le componenti reddituali dalla sezione straordinaria a quella ordinaria e viceversa. Esiste cioe’ la facolta’ di poter posizionare i risultati positivi tra le operazioni caratteristiche e classificare alcuni tipi di costi tra le componenti straordinarie. Questo ha l’effetto evidente di rendere migliori i risultati proforma
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Income Smoothing
Il management ha la possibilita’ di pubblicare un ammontare inferiore di utili in un anno con un risultato particolarmente positivo, posticipando la registrazione degli utili ad un esercizio successivo ed imputando delle perdite al periodo corrente. Nello stesso modo la societa’ puo’ aumentare l’ammontare di utili in un esercizio negativo (imputare utili al periodo corrente e ritardare l’imputazione delle perdite). In particolare, il classificatory smoothing definisce la facolta’ dell’azienda di classificare una componente come ordinaria o straordinaria. Questo di fatto concede all’azienda di poter pilotare il trend dei risultati ottenuti nel tempo.
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Esempi:
- Attribuire ad un esercizio l’imputazione di costi di ricerca e sviluppo, mantenimento dell’attrezzature, disposizione di impianti
- Scegliere metodi contabili (capitalizzazione di costi) che distribuiscono l’imputazione del costo a piu’ anni(o esercizi).
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”Big Bath” Accounting
Questa ipotesi, in contrapposizione con la teoria dell’Income smoothing,
si basa sulla convinzione che una societa’ concentra la pubblicazione di tutti i costi riportati nel corso degli anni piu’ negativi. Questo dovrebbe permettere all’azienda di ottenere risultati molto migliori negli anni successivi. Questa ipotesi e’ piu’ seguita nel mondo giornalistico che in quello accademico. -
Accounting changes
I cambiamenti dei sistemi di contabilita’, volontari o necessari, non hanno un impatto diretto sul flusso di cassa di una societa’. Percio’, tali cambiamenti possono essere considerati potenziali strumenti di manipolazione del risultato ottenuto.
*Gianluca Guerrini e’ analista di WallStreetItalia