“La combinazione di un’immunità vaccinale in calo e la crescente diffusione della variante Delta aiuta a spiegare le recenti impennate nei nuovi contagi nei paesi dove si sono condotte prima le vaccinazioni come gli Stati Uniti e Israele”. Ma “la robusta efficacia del vaccino contro le ospedalizzazioni e l’uso di richiami per contenere le infezioni”, ha convinto gli analisti di Goldman Sachs a sostenere che l’impatto economico del ritorno del virus “sarà probabilmente moderato”. Quantomeno nelle economie contraddistinte da un’elevata quota di popolazione vaccinata.
Sono queste le conclusioni della banca d’affari americana, che ha analizzato i dati scientifici finora noti sulla progressiva riduzione della protezione garantita dai vaccini anti-Covid.
Vaccini, l’efficacia diminuisce ma non preoccupa
“I livelli di anticorpi (cruciali nella prevenzione dell’infezione) raggiungono il picco un mese dopo la vaccinazione e poi diminuiscono significativamente”, ha affermato GS facendo riferimento agli studi in materia, “mentre i livelli di cellule T e B (cruciali per prevenire ospedalizzazione) rimangono robusti almeno 6 mesi dopo la vaccinazione”.
“In secondo luogo, la reattività degli anticorpi del vaccino contro il Delta è inferiore rispetto ad altri ceppi, suggerendo una minore efficacia vaccinale misurata nei paesi a dominanza Delta.
In terzo luogo – ha proseguito GS – molti studi sull’efficacia del vaccino nel mondo reale non controllano adeguatamente le propensioni potenzialmente più alte a farsi test o l’aumento dei contatti sociali dei vaccinati”.
Per tirare le somme, Goldman Sachs stima che “l’efficacia del vaccino contro le infezioni tende a diminuire significativamente nel tempo da circa l’80% un mese dopo la vaccinazione completa a circa il 55% cinque mesi dopo la vaccinazione, mentre l’efficacia contro le ospedalizzazioni rimane abbastanza stabile nel tempo a circa il 90% sei mesi dopo la vaccinazione”.
Tra i produttori di vaccini in circolazione, “Moderna attualmente sembra avere il più alto tasso di protezione seguito da Pfizer e AstraZeneca”.
Secondo un nuovo studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association, che ha confrontato i vaccini Moderna e Pfizer monitorando 2.499 operatori sanitari in Belgio, i livelli di anticorpi prodotti da Moderna sarebbero più che doppi rispetto a quelli della controparte.