Società

Vaccino anti-Covid: premio Nobel spiega come vincere lo scetticismo

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Sono ancora molti, in vari Paesi occidentali, i cittadini contrari a farsi vaccinare contro il Covid-19. Secondo quanto risulta da differenti rilevazioni, negli Usa gli scettici sarebbero circa un terzo, in Spagna il 28%, mentre in Italia la quota sarebbe compresa fra il 16 e il 19% (a seconda dei diversi sondaggi Emg-Different o Demopolis).
Nonostante la rilevanza di questi numeri, il Premio Nobel 2019 per l’economia, Abhijit Banerjee, è convinto che con le giuste strategie lo scetticismo verso i vaccini possa essere superato. Innanzitutto perché alla base di queste reticenze non ci sarebbe una premessa ideologica contro i vaccini, bensì un più semplice atteggiamento di sospetto causato dalla novità e dall’incertezza legata al vaccino anti-Covid.

Vaccino: Early adopters e attendisti, uno schema già noto

“Ci sarà un insieme di persone che sono vulnerabili per un motivo o per un altro, o che sono più ottimiste sui vaccini, un insieme che dunque procederà per primo alla somministrazione”, ha detto a Business Insider Banerjee, “poi vedremo il prossimo round di persone che potranno fare riferimento ai loro amici che si sono già vaccinati”.
A quel punto, quando sarà divenuto chiaro che non ci sono motivi particolari per opporsi al siero, anche i cittadini più sospettosi si vaccineranno, ha aggiunto l’economista.

Il meccanismo si chiama “peer effect” ed è lo stesso principio per il quale i compagni di scuola tendono a imitarsi gli uni con gli altri in termini di mode e tendenze. Si tratta di un fenomeno ampiamente documentato a livello scientifico e che si applica in molteplici contesti, dalla scelta dei sistemi contraccettivi alle tecniche agricole.

“Il loop di riscontri che arriva da alcune persone che stanno facendo qualcosa, e che spinge altri soggetti a compiere la medesima azione, è sempre un elemento fondamentale nell’adozione di nuove tecnologie”, ha dichiarato Banerjee, “ci sono sempre persone che aspetteranno che siano gli altri a prendere qualcosa, prima che siano loro stesse a farlo”.

Una campagna di comunicazione “soft”

L’altro elemento che potrebbe favorire il successo della campagna vaccinale dipende da un altro meccanismo, simile al passaparola, che verrebbe amplificato da individui che per la propria loquacità sono definiti “agenti di cambiamento”. All’interno dei gruppi sociali questi soggetti contribuiscono a far conoscere qualcosa di nuovo. Nel concreto potrebbe trattarsi di membri reputati particolarmente affidabili in materia sanitaria come medici, infermieri, ma anche amici e parenti – ma non le autorità che compaiono sui media.

Infatti, a innescare la fiducia sarebbe questo genere di comunicazione orizzontale, piuttosto che quella percepita come “piovuta dall’alto”. Secondo Banerjee un tipo di comunicazione fra pari grado, o quasi, può comunque essere pilotata, purché ciò avvenga in modo felpato, in modo che non si percepisca una volontà propagandistica. Ad esempio, motivando alcune celebrità a lanciare messaggi simpatici a favore della campagna vaccinale su Instagram. “Penso che per il messaggio sarà molto importante un corretto approccio, in modo che questo non sembri in qualche modo troppo intimidatorio, o troppo dall’alto verso il basso (top-down)”, ha detto Banerjee, “se i messaggi saranno simpatici e non prepotenti, penso che le persone risponderanno”.