L’ipotesi del vaccino obbligatorio anti-Covid, avanzata da Mario Draghi qualche giorno nel corso di una conferenza stampa, approda sul tavolo dell’esecutivo. Se infatti il target dell’80% di over 12 vaccinati sarà raggiunto prima di fine settembre, tale percentuale non sembra essere sufficiente per raggiungere l’agognata immunità di gregge agli scienziati del Cts.
Secondo quanto riporta il Sole 24 Ore, al ministero della Salute si ragiona infatti su una soglia di almeno il 90% di immunizzati tra gli over 12 per evitare che scatti l’obbligo.
Tra le opzioni alternative allo studio c’è la possibilità di rendere obbligatorio il vaccino per altre determinate categorie dopo quella dei sanitari dove è già in vigore: dalle forze dell’ordine al resto dei dipendenti Pa. Ulteriore opzione potrebbe essere quella di prevedere l’obbligo solo per gli over 50, la categoria più a rischio.
Attualmente, l’obbligo vaccinale è previsto per medici e personale sanitario, e sono già scattate le sospensioni dei camici bianchi – che restano comunque una netta minoranza – non vaccinati.
Per gli insegnanti è invece previsto l’obbligo del green pass.
Vaccino obbligatorio: fattibile dal punto di vista giuridico?
La prospettiva di un obbligo vaccinale esteso appare però ora più vicina e si tratta, spiega all’ANSA il giurista Amedeo Santosuosso, professore di diritto, scienza e nuove tecnologie all’Università di Pavia, di una strada “fattibile in tempi brevi attraverso una legge, che rispetterebbe tutti i crismi di costituzionalità”.
L’articolo 32 della Costituzione infatti, chiarisce,
“prevede la possibilità di imporre un trattamento sanitario obbligatorio attraverso una legge determinando così un obbligo generale per i cittadini. Una legge di questo tipo sarebbe giustificata dai benefici documentati che il trattamento, in questo caso il vaccino, porterebbe alla comunità ed ai singoli”.
Gli studi scientifici, rileva, “dimostrano infatti gli effetti positivi dei vaccini ed un requisito alla base di una legge che prevede l’obbligo per un trattamento sanitario è proprio la vantaggiosità per la comunità e anche per i singoli individui. Ci sarebbero dunque tutti i requisiti per una legge di questo tipo”.
Quanto ai tempi, afferma, “questi dipendono dal Parlamento: in questo caso si tratta di una questione politica più che giuridica”.