Le Borse europee fanno fatica, penalizzate dal nuovo intensificarsi delle tensioni commerciali. Il fatto che Stati Uniti e Cina si apprestano a continuare anche la prossima settimana la loro sfida a colpi di dazi non aiuta. In più sono arrivate nuove dichiarazioni al veleno di Donald Trump, che si è spinto sino ad affermare che l’offerta dell’Unione Europea circa le concessioni sui dazi all’industria automobilistica “non è affatto sufficiente” e che l’Ue è “quasi peggio della Cina”. Jean-Claude Juncker da parte sua ha ripreso a parlare di ritorsioni e contromisure. Questo ha avuto un impatto negativo sul settore dell’auto nelle ultime sedute in Borsa.
Intanto sul Forex è il caos. La rupia indonesiana e il rublo russo sono alcune delle divise emergenti che sono state contagiate dalla crisi della lira turca e del peso argentino. Nonostante quattro rialzi dei tassi da maggio da parte della banca centrale indonesiana, la rupia è scivolata ai minimi di 20 anni (dal 1998). A meno di grandi sorprese, la rupia indiana subirà la perdita mensile più ampia in tre anni di tempo, scivolando a un livello minimo record.
La crisi dei mercati emergenti è entrata in una nuova fase. Ieri l’Argentina, dopo essere stata costretta a chiedere in anticipo i 50 miliardi presi in prestito dall’FMI, ha alzato i tassi guida dal 45% al 60%, il livello più alto al mondo. La lira turca ha perso un altro -5% ieri con il valore rispetto al dollaro Usa che è stato praticamente dimezzato nel 2018.
Gli attivi dei mercati emergenti, così come le blue chip di Piazza Affari, hanno vissuto un mese da incubo, con con le crisi economiche di Argentina e Turchia che hanno alimentato i timori di un contagio generalizzato e la paura di un declassamento del rating italiano da parte delle agenzie, che ha ampliato il divario tra rendimenti dei Btp e quelli di Bund e Bonos. L’escalation delle tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti non aiutano. L’indice MSCI delle valute della regione è in calo del 2,2% in agosto (dati di mezzogiorno a Singapore). Si appresta dunque ad allungare la striscia negativa a cinque mesi, sarebbe la più lunga da settembre 2015.