L’euro accelera ma poi frena durante la conferenza di Draghi. Secondo Aaron Hurd di State Street GA gli spazi di rialzo sono limitati
Il governatore della Banca centrale europea Mario Draghi ha fissato la data sul calendario di analisti e investitori: nella prossima riunione del 25 e 26 ottobre “verrà probabilmente presa la parte preponderante delle decisioni sul Quantitative easing”. Il mercato ha raccolto l’indicazione del banchiere centrale spingendo l’euro oltre 1,20 contro il dollaro Usa. Il movimento è però rientrato successivamente, almeno in parte, con la valuta unica tornata sotto 1,20.
Ed è stato sempre Mario Draghi a raffreddare gli animi esprimendo preoccupazione per la “recente volatilità del tasso di cambio” che “rappresenta una fonte di incertezza da monitorare. Il cambio dell’euro è importante per la crescita dei prezzi al consumo e la Bce dovrà tenerne conto” ha infine ribadito.
Ma come si muoveranno le principali valute nel prossimo futuro?
Euro
Aaron Hurd, senior portfolio manager di State Street Global Advisors, non vede molti spazi di rivalutazione per la moneta unica: “L’ampliamento dei differenziali di rendimento rispetto ai titoli Usa (che potrebbero raggiungere il 2,5% prima che la Bce avvii il rialzo dei tassi, le probabili preoccupazioni riguardo alla capacità della crescita dell’Ue di contrastare il progressivo inasprimento della politica monetaria e le elezioni italiane del 2018 sono tra i fattori che dovrebbero limitare i guadagni dell’euro a lungo termine”.
Dollaro
Per contro il dollaro non dovrebbe recuperare molto terreno, almeno nel 2017: “Prevediamo che il dollaro – riprende Hurd – mantenga un trend laterale per il resto del 2017. I rendimenti statunitensi sono in aumento in seguito all’inasprimento della politica monetaria della Fed e il dollaro Usa potrebbe diventare facilmente la valuta con i rendimenti più elevati dei paesi del G10 entro la metà del 2018. Inoltre la continua perdita di fiducia nella forza del biglietto verde ha cancellato molte posizioni speculative long, aprendo la strada a un ulteriore incremento”.
Sterlina
Infine la sterlina, che “dopo il minimo di gennaio ha registrato un rally e dato così un forte segnale che indica come il mercato ritenga soddisfacente il livello di 1,18–1,22 in quanto rappresenta uno sconto che riflette adeguatamente il rischio Brexit. Tuttavia vicino alla parte superiore del recente range compreso tra 1,22 e 1,30 le prospettive per la sterlina sembrano orientate al ribasso”.