ROMA (WSI) – Far rientrare i soldi all’estero, per monsignor Nunzio Scarano era un’operazione semplice e ormai consolidata. Tanto che in passato l’avrebbe fatto anche per la famiglia Agnelli. A raccontarlo è un amico del prelato arrestato a fine giugno nell’ambito di un filone dell’inchiesta Ior. Massimo Marcianò, ascoltato come testimone dalla procura di Salerno in un verbale ora agli atti dell’inchiesta romana, spiega: «Nunzio Scarano mi ha raccontato che le operazioni di rimpatrio di soldi dall’estero le aveva già effettuate in passato per la nota famiglia Agnelli – dice lo scorso 3 luglio – Lui mi spiegò che per fare ciò utilizzava un sistema con il cosiddetto plico diplomatico, che permetteva di eludere qualsiasi tipo di controllo. La mia idea è che il denaro proveniente dai D’Amico possa essere frutto di evasione fiscale o di operazioni ancora più illecite, essendo loro armatori e gestendo una pluralità di traffici in tutto il mondo». Il riferimento è alla famiglia di imprenditori navali salernitani D’Amico, coinvolta nell’inchiesta, ma che si è sempre professata innocente.
L’AMICO ALLO IOR
Scarano, un passato in banca prima di diventare sacerdote e per anni «addetto» alla banca centrale vaticana, l’Apsa, ha rapporti ad altissimo livello anche nello Ior. Ed è per questo che si rivolge all’allora vicedirettore dell’Istituto Massimo Tulli, quando capisce di essere indagato: «Posso riferire che Nunzio Scarano – dice ancora l’amico e imprenditore Marcianò – aveva con Tulli, rapporti assolutamente amicali. Nella conversazione con l’ex vicedirettore, Scarano chiese a Tulli come funzionavano gli accertamenti da parte dell’autorità giudiziaria. Fu riferito che per il Vaticano gli accertamenti erano effettuati dall’Aif (Autorità di controllo bancario). Tulli tranquillizzò Scarano dicendo che se fossero arrivati accertamenti sul conto di don Nunzio non ci sarebbero stati problemi in quanto era tutto regolare. Fu chiesto sempre a Tulli di parlare col capo dell’Aif, ma la cosa non ebbe seguito».
IL MEMORIALE
Preoccupato per l’inchiesta in corso, il monsignore ha scritto da tempo un memoriale. Lo stesso che tramite gli avvocati Francesco Caroleo Grimaldi e Luca Paternostro è ora nelle mani della procura: «Sono a conoscenza che il monsignore ha consegnato ai suoi legali un dossier su gravissime attività illecite compiute dai funzionari dell’Apsa – chiarisce ancora Marcianò – A suo dire in questo dossier sarebbero riportate una serie di rivelazioni che qualora dovessero emergere determinerebbero un vero e proprio scandalo. Tra i citati fatti mi è stata riferita un’operazione di aggiotaggio su Efibanca compiuta da personale del Vaticano. Scarano ne aveva già parlato con il cardinale Bertone, senza sortire nessun effetto. Pertanto era sua intenzione parlarne con il nuovo Papa».
Ci mette poco, Marcianò ad ammettere che nei viaggi tra Roma e Salerno al fianco del monsignore-bancario, le missioni sono molto raramente di carattere umanitario. E che le serate passate a far beneficienza alla Caritas saranno state «dieci in due anni». Per il resto, don Nunzio vive nel lusso: «So che i quadri detenuti presso la casa di Salerno sono dei regali. Ha un rapporto molto intimo con un antiquario che ha un negozio vicino alla stazione». C’è poi la nobiltà romana, dove il monsignore è di casa: «So che frequenta quegli ambienti, perché è stato inserito dalla famiglia D’Amico».
IL COMUNE DI SALERNO
Sono soprattutto gli armatori D’Amico ad appoggiarsi a Scarano. Prima di tutto utilizzando il suo conto allo Ior: «Sul fondo denominato fondo anziani presso lo Ior – continua Marcianò – Scarano fa girare i soldi che riceve dai D’Amico a titolo di donazione. Non escludo che più che donazioni fossero soldi di proprietà dei D’Amico. In ogni caso prende dai quei conti soldi personali per mantenere il suo tenore di vita». Quegli amici, però, non sono i soli. Ne ha altri al Comune di Salerno: «Per quanto a mia conoscenza – conclude il suo factotum – la Casa degli anziani di Salerno è gestita dal Comune e quindi il sindaco può testimoniare l’attività e le donazioni. Tramite il Comune Scarano ha sistemato un suo nipote, Forte Sergio».
I LINGOTTI D’ORO
Dalla sua posizione privilegiata, poi, l’autista e amico vede tutto. Anche le borse di lingotti d’oro alle porte dello Ior: «Presso il Vaticano nel parcheggio antistante la palazzina ebbi modo di notare, nell’estate del 2012, delle borse di cuoio semiaperte dalle quali si intravedevano chiaramente lingotti d’oro che venivano caricate su furgoni obsoleti. Una volta fu utilizzato un Ducato contenente ortaggi tra i quali furono caricati tre o quattro borsoni pieni d’oro. In un’altra circostanza fu utilizzato un furgone frigo. A mia domanda su dove portassero e cosa facessero con quei lingotti d’oro, Nunzio non rispose, rimanendo in silenzio anche quando gli dissi “fate tutti questi impicci al Vaticano!!!”».
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