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Vaticano: Papa sconvolto da dossier segreto su lobby gay

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ROMA (WSI) – Dietro alla decisione del Ponteficie Joseph Ratzinger di abdicare, secondo le ultime indiscrezioni che circolano, ci sarebbe in particolare un dossier segreto sugli scandali riguardanti la copertura dei casi di pedofilia nel Clero.

“Non fornicare, non rubare, i due comandamenti violati nel dossier che sconvolge il Papa”. Cosi’ titola Concita De Gregorio nel suo ultimo articolo pubblicato da “La Repubblica” sulla scelta piu’ controversa che un Pontefice abbia mai preso negli ultimi 600 anni e che pare – tra le altre cose – motivata anche dall’impossibilita’ di mettere ordine nel caos e scandali che hanno travolto la Chiesa Cattolica, a cominciare dalla vicenda ribattezzata Vatileaks.

Il Papa, questo e’ alla luce del sole, ha seguito da vicino gli innumerevoli verbali redatti, che contengono “ammissioni sconcertanti da parte degli intervistati” e che vedono spuntare nomi inaspettati tra i cardinali coinvolti. Resta da dimostrare quale effetto le inchieste segrete abbiano effettivamente avuto sulla psiche di un uomo comunque stanco e debole, appesantito dai suoi 85 anni di eta’.

Uno scenario di lotte di potere e scambi di denaro all’interno del Clero, inaccettabili per qualunque cristiano, ha portato all’ipotesi della sussistenza all’interno delle mura del Vaticano di una lobby “sessuale”, un intersecante tramaglio marcato da specifico orientamento omosessuale.

Da Citta’ del Vaticano, precisa oggi il portavoce Lombardi, non arrivera’ mai nessuna conferma ne’ smentita sulla questione spinosa del dossier segreto. Ma la “zizzania” e i “pesci cattivi” che infestano il Clero, nelle parole utilizzate da Ratzinger, sono tutti li’ nel rapporto segreto dei tre cardinali. Creando divisioni intestine che “deturpano il volto della Chiesa”.

Dino Boffo, ex direttore Avvenire, osserva che la decisione del Papa di lasciare e’ strettamente correlata alla voglia di “porre fine alla gestione del potere che puo’ scandalizzare gli ultimi e gli umili”. “Penso che la Santa Sede debba liberarsi del vizio delle lettere anonime senza firme e mittenti”, ha detto Boffo, che fu la prima vittima della cosiddetta “macchina del fango”, messa in moto in quel caso dal quotidiano Il Giornale.

Il 17 dicembre 2012, scrive oggi la ex direttrice de L’Unita’ De Gregorio, ossia la data della consegna al Pontefice dei due tomi da 300 pagine dell’inchiesta, avrebbe segnato ineluttabilmente la decisione rinunciataria. Sono rivelazioni che, a parte chi le ha scritte, conosce soltanto lui.

In quella stessa settimana il Papa uscente ha incontrato il proprio biografo, Peter Seewald, consegnandogli quella scelta tanto a lungo ponderata: “sono anziano, basta ciò che ho fatto”.

“Un gesto di fortezza (…) fatto per il bene della Chiesa”, ha commentato Salvatore De Giorgi uno dei tre cardinali inquisitori incaricato di redigere la scabrosa “Relationem”, il Papa “ha dato un messaggio forte a tutti quanti nell’esercizio dell’autorità o del potere si ritengono insostituibili. La Chiesa è fatta di uomini”. La difficile gestione delle trame che affiorano dalla relazione ora passa nelle mani del futuro Pontefice. Benedetto XVI è consapevole dell’onere tramandato, da qui il suo auspicio di un successore che sia tanto forte quanto “santo”.

Da fonti molto vicine agli inquisitori emerge come “le improprie influenze“, che sembrano segnare gli intrighi clericali, gravitano intorno alla deficitaria ottemperanza di due tra i comandamenti fondamentali: non rubare e non commettere atti impuri. A fare più paura agli alti prelati è proprio l’ultimo dettato, il Dossier in questo si rivela alquanto esplicito: molti degli ecclesiasti coinvolti sono caduti in posizioni ricattabili in quanto legati a laici da rapporti di “natura mondana”.

Papa Ratzinger, per il giorno terminale del suo Pontificato, già preannuncia il ricevimento dei tre cardinali estensori della infelice “Relationem” in sessione privata. Seguirà poi l’ultima udienza pubblica presso la sede di Santa Maria Maggiore, il 27 febbraio. A quel punto partira’ il conclave, per una data che si specula sia stata fissata nel giorno 11 marzo.

Uno dei tre “inquisitori” del dossier, Salvatore De Giorgi presente al momento della rinuncia, ha detto di Ratinzer: “Ha fatto un gesto di fortezza, non di debolezza (..) Il Pontefice ha visto i problemi e li ha affrontati con un’iniziativa tanto inedita quanto lungimirante”. Assumendosi su di se’ la croce. Per libarsene, almeno in parte, non e’ escluso che Sua Santita’ tolga il segreto Ponteficio dal dossier sullo scandalo Vatileaks.

Il nuovo Papa dovra’ dimostrarsi “molto forte, giovane e santo” se pensa di poter affrontare con la mente libera la famigerata “Relationem” e disarticolare gli intrecci di potere del Vaticano e sfidare coloro i quali si ritengono – al contrario di Ratzinger – insostituibili.