VATICANO (WSI) – Nuovi colpi di scena nello scandalo Vatileaks che ha colpito città del Vaticano. Dopo l’arresto dei presunti “corvi”, il monsignor Lucio Angel Vallejo Balda e un’ex collaboratrice laica del Vaticano, Francesca Immacolata Chaouqui (poi rilasciata), risulta oggi sotto indagine da parte del promotore di giustizia vaticano il presidente di Banca Finnat, Gianpietro Nattino.
Al centro della vicenda al vaglio dell’autorità vaticana l’Apsa, l’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica che sembrerebbe essere stata utilizzata da persone estranee al Vaticano con la complicità di dipendenti della stessa Apsa violando regolamenti interni. Sarebbe stato individuato nei dettagli un “portfolio”, come riferisce il portavoce vaticano Padre Federico Lombardi, relativo proprio a Gianpietro Nattino di importo oltre 2 milioni di euro poi trasferito in Svizzera poco prima che nella città del Papa venissero adottate nuove norme in materia di antiriciclaggio.
L’ipotesi, come scrive Reteurs, è di “eventuale riciclaggio di denaro, insider trading e manipolazione del mercato” in cui sarebbe stata usata proprio l’Apsa in passato per riciclare denaro. Il periodo temporale posto al vaglio degli inquirenti vaticani è dal 2000 al 2011 e proprio dal 22 maggio 2000 al 29 marzo 2011 Gianpietro Nattino ricopriva il ruolo di proprietario presso l’Apsa del “Portfolio 339” con fondi di “dubbie origini e di dubbia destinazione” come scrive il report degli investigatori del Vaticano. Nel rapporto vaticano in particolare la domanda ricorrente è perché Nattino avesse la possibilità di detenere conti presso l’Apsa. All’epoca presidente di Banca Finnat era il cardinale Attilio Nicola poi presidente fino al 2014 dell’autorità di informazione finanziaria del Vaticano.
Si difende da tutte le accuse Nattino che dichiara di aver “sempre operato nel pieno rispetto delle normative in vigore, con la massima trasparenza e correttezza”, rendendosi anche disponibile verso le autorità competenti al fine di fornire qualsiasi chiarimento. Inoltre come riferisce padre Federico Lombardi, il Vaticano ha chiesto la collaborazione a Italia e Svizzera tramite rogatorie.