Walter Veltroni dice addio al Parlamento. L’ex segretario del Pd ha annunciato che non si ricandiderà alle elezioni politiche durante la trasmissione “Che tempo che fa” condotta da Fabio Fazio. Quello di Veltroni è un’uscita dalle istituzioni, ma non dalla politica, che l’ex sindaco di Roma continuerà a fare «in altre forme».
La notizia è destinata a scuotere il Pd. Non è un mistero che il candidato alle primarie, Mattero Renzi, chiede a gran voce la rottamazione della vecchia classe dirigente del partito. Anche Bersani è tentato da introdurre segnali di discontinuità nelle candidature. Ma c’è un altro big democratico, che non sembra intenzionato a farsi da parte. È Massimo D’Alema, che pochi giorni fa in un’intervista a La Stampa, ha ammesso la tentazione del passo indietro: «Guardate, ne avevamo perfino parlato, io e Bersani. Un paio di mesi fa. Gli avevo detto: ragioniamo, troviamo un modo per un mio impegno diverso. Del resto, lavoro già tantissimo, lo sai, un appuntamento dietro l’altro, spesso all’estero: valutiamo assieme l’ipotesi che io non mi ricandidi al Parlamento… Ma ora no. Così, per quanto mi riguarda, no. Poi, naturalmente, parlerà il partito…».
«Non mi ricandiderò alle prossime politiche», ha affermato Walter Veltroni ospite di Fabio Fazio nel salotto di Raitre . Questa decisione, ha spiegato Veltroni,«non ha a che fare con Renzi perché già nel 2006, quando ero candidato a sindaco,a Roma, ha ricordato, dissi che una volta conclusa la mia esperienza avrei smesso di fare la politica professionalmente, dopo di che mi è stato chiesto di fare una cosa alla quale non potevo opporre le mie scelte personali di vita, e cioè il candidato alla presidenza del consiglio. L’ho fatto, 12 milioni di persone hanno votato per me. Nel 2009 ho deciso di dimettermi e sono state dimissioni vere, ma in quel momento ho dentro di me confermato la decisione che oggi ribadisco, non mi ricandiderò alle prossime elezioni politiche» .
«Rinunciare a fare il parlamentare – prosegue – non vuol, dire rinunciare a fare politica. Continuerò a fare politica, ad impegnarmi in quello a cui sempre creduto, cioè l’impegno civile, la battaglia di valori sulla legalità». «Questo vale per me. Non vale per altre persone che è giusto che tornino in Parlamento. Si parla molto di Bindi e D’Alema ma non si dice che con la rottamazione non entrerebbero persone come Enrico Morando, Pierluigi Castagnetti, Arturo Parisi. Persone che fanno del bene al Parlamento. L’importante non è solo la carta d’identità. Vittorio Foa era anziano ma era uno straordinario innovatore. Fiorito è giovane ma non è un innovatore. In un Paese in cui nessuno fa mai quello che si è impegnato a fare, io mi sono dimesso e non ho chiesto incarichi. Credo che in questo momento la politica sia ai minimi livelli. La possibilità, e da parte mia il bisogno, di mandare un segnale positivo e dire che la politica può essere anche coerenza».