Milano – Mercoledì 6 giugno all’alba, cominciando da Trieste alle 5.17 perché si trova più ad est, e poco dopo altrove in tutta la Penisola, potremmo osservare un evento astronomico rarissimo e storico: il transito di Venere sul Sole. Lo attraverserà nella parte superiore in sei ore e 40 minuti e tutto si concluderà alle 6.34.
DALL’ITALIA – Ma noi dall’Italia potremmo vedere solo le ultime battute del fenomeno perché quando l’astro sorgerà il pianeta avrà quasi completato il suo tragitto. Più fortunata per la sua posizione sarà appunto Trieste. Ma vale comunque la pena perché è uno spettacolo celeste che, noi che leggiamo, non avremo più l’occasione di ammirare: la prossima volta succederà fra 105 anni nel 2117.
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ESPLORAZIONE – Oltre la rarità, l’evento trascina con sé una lunga e affascinante storia con personaggi protagonisti della scienza e dell’esplorazione ed è per questo, tutto sommato, che conserva il suo fascino dal momento che adesso la scienza guarda al passaggio con occhi meno avidi. Anche se, in realtà, un certo interesse esiste e non è di poco conto. Non tanto per indagare Venere o il Sole ma per andare molto più lontano, verso i pianeti extrasolari.
PIANETI EXTRASOLARI – Infatti per cercare di scoprire nuovi corpi celesti attorno ad altre stelle della galassia si cerca di misurare l’attenuazione della luce quando un pianeta transita davanti. È uno dei metodi, e forse il più interessante finora, perché è abbastanza affinato per poter cogliere la presenza di pianeti di minore taglia analoghi alla Terra. Quindi, indagare Venere che passa davanti al Sole permetterà di affinare la tecnica trasferendo la conoscenza nella ricerca extrasolare.
STORIA DELLA SCIENZA – In passato, invece, l’accanimento nell’inseguire il fenomeno mirava a rispondere a due domande: quanto è lontano il Sole e quanto è grande il sistema solare. Non erano domande da poco considerando gli strumenti dell’epoca a partire dal Seicento quando Keplero, sbagliando (in parte) i conti, per la prima volta predisse il transito. Era il 1627 e sostenne che doveva passare nel 1631.
Ma in quell’anno nessuno lo vide (perché non era visibile dall’Europa), e nemmeno Keplero che era già morto l’anno precedente. Venne invece osservato, per la prima volta, otto anni dopo il 4 dicembre 1639 dal britannico Jeremiah Horrocks dalla sua abitazione vicino a Preston. Keplero aveva calcolato che il passaggio sarebbe dovuto avvenire di nuovo nel 1761: era vero, ma non aveva previsto che ce ne sarebbe stato un altro prima nel 1639.
IN COPPIA – A quel punto il fenomeno era stato ben inquadrato tanto da capire che avveniva in coppia, due volte a distanza di otto anni, per poi ripetersi ogni 120 anni circa. Il grande Edmund Halley, lo scopritore della celebre cometa che porta il suo nome, suggeriva di usarlo per calcolare la distanza del Sole. E da allora così gli astronomi fecero, avvicinandosi via via al valore esatto che va da 147 a 152 milioni di chilometri per le variazioni dell’orbita terrestre. E questo valore divenne l’unità astronomica di base usata nelle misure celesti.
LOMONOSOV E COOK – Il transito del 1761 permise a Mikhail Lomonosov di stabilire dall’Osservatorio di San Pietroburgo che Venere aveva un’atmosfera. Sarà tuttavia il 1769 l’occasione per rendere l’avvenimento popolare per due ragioni: la prima perché vennero organizzate numerose spedizioni per inseguirlo nel miglior modo possibile; la seconda è che in una di queste era protagonista il grande esploratore James Cook il quale si recherà ad Tahiti compiendo con la nave Endeavour (nome che per questa ragione venne dato all’ultimo shuttle costruito dalla Nasa) un viaggio che sembrava un’avventura quasi impossibile. Tahiti, tra l’altro, era stata scoperta l’anno prima. Cook compirà un’esplorazione scientifica di notevole importanza ma questa era, per certi aspetti, solo una copertura perché il vero obiettivo, che allora era un segreto, doveva essere la ricerca di un grande continente nell’emisfero sud che invece non esisteva. Arrivò in Nuova Zelanda e in Australia ma il mitico continente pensato come un contrappeso all’Europa nel Nord rimase un falso sogno scientifico. Il viaggio durò fino al 1771 e poi ne compì altri due ma nel terzo, alle Hawaii, finì accoltellato dagli indigeni durante uno scontro per un furto di scialuppe.
DALLO SPAZIO – Nella notte tra martedì e mercoledì il transito sarà osservato anche dallo spazio con i potenti occhi del Solar Dynamics Observatory della Nasa ma anche con il telescopio spaziale Hubble che lo seguirà puntato verso la Luna che farà da specchio. In Italia si mobiliteranno gli osservatori dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) di Trieste, Bologna, Padova, Palermo e Catania. Inoltre gli astronomi europei riuniti nel progetto Gloria trasmetteranno in diretta sul loro sito le fasi dell’evento visto da tre postazioni diverse: Australia, Giappone, Norvegia. E altrettanto si potrà fare sui siti italiani: da quello dell’Inaf a quello dell’Unione astrofili italiani.
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