ROMA (WSI) – Pressing di Bankitalia per le nozze tra Veneto banca e Popolare di Vicenza. Questo emerge dall’interrogatorio durato sette ore di Consoli, ex dg dell’istituto di Montebelluna in merito alla vicenda della banca finita in liquidazione e per cui la procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per vari reati tra cui ostacolo alla vigilanza.
All’epoca a capo di Vicenza vi era l’imprenditore Gianni Zonin. Consoli rivela come Carmelo Barbagallo, capo del dipartimento vigilanza bancaria e finanziaria di Bankitalia impartì un ordine preciso: incontrare Zonin, come rivela un articolo de La Stampa.
“Consoli lei non ha capito: Zonin deve essere incontrato immediatamente”.
Nel suo interrogatorio Consoli ricostruisce davanti ai magistrati i rapporti tra Veneto banca e l’istituto di via Nazionale in un periodo di tempo compreso tra il 2013 e il 2015. Due le ispezioni che Bankitalia fa a Montebelluna: una prima nel 2013 in cui però non emersero gravi evidenze bensì la necessità di risolvere problemi e una seconda diversa focalizzata su governance e crediti in bonis al cui esito viene allegata una lettera del numero uno della banca d’Italia, Ignazio Visco.
Come racconta Consoli ai pm, Visco disse ai vertici della banca di trovarsi un partner adeguato per risollevare le sorti di Montebelluna. Questo partner era proprio la Popolare di Vicenza, indicata dagli stessi ispettori, sottolinea Consoli il quale così ribalta su Ignazio Visco tutte le responsabilità.
Consoli racconta di un incontro con Gianni Zonin in cui quest’ultimo – dopo essere stato al telefono un’ora con il governatore- indica la condizione per la fusione con Montebelluna. “Se lei si frappone io informo il governatore”. Queste le parole di Zonin a Consoli. Sempre Visco, a detta dell’ex numero uno di Veneto banca, sarebbe stato dietro l’aumento di capitale.
“Perché facciamo gli aumenti? Oh, perché c’è una lettera dispositiva del governatore che ci impone di farlo, (…) di convertire immediatamente il bond, ce lo impone“.