MILANO (WSI) – Risparmiatori beffati quelli della Popolare di Vicenza e di Veneto banca, ma non tutti. Alcuni hanno “fiutato” in tempo il prossimo tracollo e sono corsi ai ripari. Tra questi Paola Deriu, dipendente della Consob che invece che informare i mercati di come le banche in oggetto gonfiavano il prezzo delle loro azioni o le collocavano presso i loro clienti in modo non regolare, e quindi salvare i risparmiatori, ha pensato bene di fare i suoi interessi e vendere le azioni di Veneto banca appena in tempo, prima del crollo. A raccontare la sua storia sono Milena Gabanelli e Giovanna Boursier dalle pagine de Il Corriere della Sera.
La Deriu, prima ricopriva il ruolo di funzionaria dell’ufficio Insider trading, poi di condirettore dell’ufficio “Vigilanza e operatività mercati a pronti e derivati” della Consob e infine nel 2013 responsabile dello stesso ufficio. I fatti risalgono proprio al 2013 quando Bankitalia effettuò un’ispezione su Veneto banca da cui emersero gravi irregolarità e partì una maxi multa per i vertici dell’istituto di credito.
“Seguono le ispezioni della Bce e la richiesta di dimissioni di tutto il cda, su cui indaga la magistratura: la banca per anni ha movimentato compravendite di azioni, finanziandone l’acquisto anche per milioni di euro, o appioppandole anche ai piccoli risparmiatori che chiedevano fidi e prestiti, «datevi una mossa, avete una media troppo bassa», scrivevano le dirigenze ai dipendenti”.
La notizia si diffonde e molti clienti chiedono di vendere ma pochi ci riescono, tra questi il giornalista Bruno Vespa che a settembre del 2014 riesce a farsi rimborsare 8 milioni di euro prima del tracollo della banca. Vespa figura tra gli amici del direttore della banca Consoli con cui condivideva la gestione di una masseria in Puglia. Un mese dopo Vespa riesce a vendere anche Paola Deriu, come emerge dai documenti degli ispettori della stessa Consob.
“La dirigente Consob l’8 maggio 2014 chiede di vendere il suo pacchetto di 585 azioni acquistate tra fine 2006 e inizio 2007 a 32 euro ciascuna, per un importo di circa 18 mila euro. Il 26 giugno sollecita, ha fretta di vendere e la banca tarda; dal suo account Consob scrive al responsabile Veneto banca area Milano Brianza: «Ribadisco che sono sempre stata rassicurata del fatto che è la banca stessa a porsi in contropartita dei clienti quando chiedono di vendere, e che ciò avviene sempre in tempi rapidi… la vendita è dettata da ragioni di urgenza, e nel caso avvenga dopo il 1° luglio incorrerò in un aggravio di tassazione dovuto alla recente modifica di fiscalità sui capital gain. (…) Così la dirigente Consob è a posto, poiché il dovuto lo ha pagato il giorno prima dell’aumento, inoltre non dovrà pagare tasse sulle plusvalenze (passate dal 20 al 26%) perché il valore dell’azione è stato aggiornato a quello di vendita, e quindi di plusvalenze non ne avrà”.