ROMA (WSI) – Ricorso al Tar per impedire la riforma delle popolari; opposizione strenua all’ingresso in Borsa del gruppo; appello al Cda perché si presenti dimissionario alla prossima assemblea, per rivedere tutte le scelte strategiche e industriali.
Dopo il rosso di 213 milioni i piccoli azionisti fanno sul serio e promettono di fare ostruzione con tutte le loro forze all’incremento di capitale, che andrebbe a diluire i titoli in loro possesso, e l’avvio della trasformazione in spa.
Stesso discorso per il piano del governo di riforma delle popolari, che vogliono a tutti i costi intralciare per evitare l’abolizione del voto capitario.
In precedenza l’associazione dei piccoli azionisti aveva già fatto ricorso al Tar del Lazio per sospendere gli effetti della riforma delle banche popolari che abolisce il voto capitario. Ora valuta l’ipotesi di fare anche ricorso alla giustizia europea “per attivare un controllo giurisdizionale sulla Bce che, di fatto, continua ad imporre anche alla nostra banca scelte di merito”.
Ma i piccoli azionisti non si fermano qui: chiedono inolte di essere messi a conoscenza delle principali conclusioni del lavoro degli advisor sulle future proposte di fusione, non nascondendo la propria avversitĂ a qualunque matrimonio con Pop Vicenza, gruppo rivale in forti difficoltĂ che ha perso piĂą di un miliardo di euro nel primo trimestre.
(DaC)