A cura di Alessandro Ghidini, gestore specializzato sui mercati emergenti obbligazionari di GAM
Il mercato obbligazionario venezuelano è tornato alla ribalta nel 2019 a causa delle tensioni politiche ed economiche.
Una combinazione di fattori interni ed esterni stanno esercitando pressioni sempre maggiori sul Presidente del Venezuela Nicolas Maduro affinché si dimetta. Mettendo potenzialmente fine al periodo “chavista”, con i governi internazionali che chiedono a gran voce elezioni anticipate.
Nicolas Maduro è stato eletto nell’aprile 2013 alla morte del suo predecessore Hugo Chavez e, in genere, ha portato avanti le politiche socialiste dell’ex presidente. Durante la sua leadership, però, il Venezuela è entrato in una spirale discendente verso il collasso economico e politico, scatenando una crisi umanitaria che ha allontanato dal Paese oltre tre milioni di cittadini.
Gli investitori oggi sperano che un cambiamento al vertice sia una concreta possibilità grazie a un’opposizione più unita e collaborativa sotto la guida di Juan Guaido, che è già stato riconosciuto dagli Stati Uniti e da molti Paesi occidentali come Presidente ad interim dopo le elezioni dello scorso anno, da molti considerate fraudolente. Inoltre, una nuova serie di sanzioni da parte degli Stati Uniti ha colpito la compagnia petrolifera statale Petroleos de Venezuela S.A. (PDVSA) e altre componenti del governo.
Tali sviluppi potrebbero portare all’introduzione, da parte del nuovo governo, di cambiamenti che condurrebbero a un contesto macroeconomico più sostenibile, nonché a un piano di ristrutturazione del debito convincente. Di conseguenza, le obbligazioni del Venezuela e di PDVSA sono salite molto nelle prime settimane dell’anno, sulla scorta del rinnovato ottimismo del mercato.
Le sanzioni contro il Venezuela
Tra le diverse sanzioni imposte al Venezuela nelle ultime settimane, l’amministrazione Trump ha vietato ai cittadini statunitensi l’acquisto delle obbligazioni emesse da PDVSA e poi ha esteso il divieto ai titoli di Stato venezuelani. Gli investitori statunitensi possono però conservare il debito venezuelano in portafoglio e venderlo a controparti straniere. L’immediata conseguenza delle sanzioni (che potrebbero essere sospese in caso di un cambio di governo) è stato il blocco temporaneo delle negoziazioni di obbligazioni sui mercati secondari. Tutti i market maker stanno tentando di comprendere la portata di tali sanzioni e le loro implicazioni legali.
A seguito dell’imposizione delle sanzioni da parte degli Stati Uniti, nessuna banca statunitense o istituto collegato sta negoziando in bond venezuelani o di PDVSA. L’intera comunità finanziaria, compresi i fornitori di indici, sta indagando sulla questione per fare maggiore chiarezza. Secondo gli osservatori, le restrizioni alla negoziazione hanno l’obiettivo di mettere finanziariamente in ginocchio il governo Maduro per accelerare il cambiamento al vertice.
Venezuela, situazione finanziaria fluida
A nostro giudizio, la situazione finanziaria resta assai fluida e cambia quotidianamente. Il mercato si trova a dover scegliere tra il rendimento potenzialmente interessante delle obbligazioni venezuelane (in caso di un cambio di governo credibile) e le incertezze generate dalle sanzioni USA e delle loro possibili interpretazioni.
Crediamo che sia prematuro valutare nel dettaglio le possibili implicazioni di politica economica che un cambio al vertice comporterebbe. Tanto per fare qualche esempio, una riforma credibile del settore petrolifero venezuelano, con una più ampia partecipazione dei settori privati esteri, e un piano di ristrutturazione del debito convincente, eventualmente anche collegato alla performance economica futura del Paese, potrebbero rappresentare un fattore di svolta per le prospettive dell’economia venezuelana.
E dunque una notizia molto positiva per i detentori di obbligazioni.