ROMA (WSI) – Non accennano a fermarsi le proteste in Venezuela contro il governo di Nicolás Maduro, successore politico di Hugo Chávez. Gli studenti universitari sono tornati a erigere barricate per le vie di Caracas: chiedono le dimissioni del presidente ritenuto responsabile di violazioni dei diritti umani, repressione degli oppositori e crisi economica: dall’alta inflazione, che nel Paese ha superato il 50%, alla carenza di beni di prima necessità, come il latte.
Dal 12 febbraio sono 15 i morti e 150 i feriti nelle proteste antigovernative – salito ad almeno 15 morti e 150 feriti il bilancio degli scontri avvenuti nelle proteste antigovernative in Venezuela dal 12 febbraio a oggi. Lo riferisce il governo di Caracas.
Le autorità, ha fatto sapere la procuratrice generale Luisa Ortega Diaz, hanno arrestato 579 persone di cui 45, compresi nove poliziotti e membri della Guardia nazionale, restano in custodia.
Un Paese diviso – Nicolás Maduro, che deve far fronte alla crisi più grave da quando è stato eletto nell’aprile scorso, è tornato a parlare di colpo di Stato: “Questa non è una protesta. Il Venezuela sta affrontando un colpo di Stato di natura fascista”.
A Caracas hanno sfilato di nuovo anche i sostenitori del presidente Nicolás Maduro. La strada verso la riconciliazione nazionale sembra lontana in un Venezuela.
Due cortei– Per le strade sfilano due cortei che rappresentano due parti diverse del Paese: i chavisti, che chiedono al governo Maduro una risoluzione pacifica degli scontri e l’opposizione che protesta contro l’aumento del tasso di criminalità, il collasso dell’economia venezuelana e l’inflazione alle stelle dovuti, secondo loro, all’incapacità del presidente.
Maduro convoca una “conferenza di pace” – Per venire incontro alle richieste delle due fazioni opposte, Maduro ha convocato una “conferenza di pace” con la speranza che possa mettere fine alle proteste contro il suo governo.
Il presidente venezuelano ha, inoltre, ribadito le accuse già rivolte all’opposizione riguardo al tentato golpe messo in pratica attraverso una campagna internazionale infamante nei suoi confronti con l’aiuto degli Stati Uniti.
Capriles non partecipa alla conferenza – Uno dei leader dell’opposizione venezuelana, il governatore dello Stato di Miranda Henrique Capriles, ha fatto sapere che non parteciperà alla riunione di funzionari locali e statali con il presidente del Paese Nicolas Maduro.
Capriles ha detto ai giornalisti che andare all’incontro sembrerebbe un’approvazione per un governo che si è impegnato nella “repressione”, dato che soldati e polizia si sono scontrati con i manifestanti.
Un altro leader dell’opposizione, Leopold Lopez, rimane in dentenzione insieme a decine di altre persone che hanno preso parte a manifestazioni antigovernative.
Arrestato terrorista mediorientale – Intanto Maduro ha rivelato che i servizi di sicurezza hanno arrestato un “mercenario portato dal Medio Oriente” nello stato di Aragua (centro-nord) che stava preparando “attentati terroristici con autobomba”, per creare caos e scatenare una guerra civile, “come in Siria o in Libia”.
Mentre Maduro annunciava l’arresto del presunto terrorista durante un meeting nel palazzo presidenziale di Miraflores, su Twitter il governatore di Aragua, Tareck El Aissami, forniva ulteriori dettagli sulla cattura di chi ha identificato come Jayssam Mokded, senza precisare la sua nazionalità. “Lo abbiamo arrestato a Maracay”, capitale di Aragua, ha scritto il governatore, aggiungendo che sono state ritrovate “prove delle sue intenzioni terroristiche”, come “un ordigno esplosivo”, “sistemi di comunicazione” e “documenti che lo collegano con una azienda di Miami”, con “centinaia di migliaia di dollari trasferiti negli Usa e verso altri paesi”. (Rainews)