Continua a peggiorare lo stato di crisi in cui versa il Venezuela,in ginocchio a causa di una profonda crisi istituzionale. Il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, ha annunciato che a partire dal 20 agosto in Venezuela circolerà una nuova moneta, il bolívar soberano (bolívar sovrano), che avrà cinque zeri in meno rispetto al bolívar fuerte (bolívar forte), la valuta usata oggi e rimasta praticamente senza valore. Il governo di Maduro aveva già previsto una riforma della sua moneta nel giugno scorso: allora l’idea era quella di togliere solo tre zeri, ma l’applicazione del piano era stata rimandata due volte.
La decisione è stata presa per provare a tenere il passo con l’iperinflazione che secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale (FMI) raggiungerà il milione per cento su base annua entro dicembre. Nel suo rapporto di aggiornamento sulle prospettive dell’economia globale, l’Fmi ha stimato inoltre che ‘economia sudamericana subirà un calo del Pil del 18 per cento nel 2018.
Nelle ultime previsioni diffuse ad aprile, l’organismo diretto da Christine Lagarde aveva ipotizzato un Pil in calo al 15 per cento e un’inflazione del 13.800 per cento.
“La situazione è simile a quella registrata nella Germania del 1923 o nello Zimbabwe del 2008”, ha commentato Alejandro Werner, economista del Fondo, a capo del dipartimento che segue l’evoluzione dei paesi dell’America Latina.
I prezzi sono ormai fuori controllo e il denaro perde valore ad una velocità esponenziale man mano che cala la domanda interna. Il salario minimo in Venezuela è pari a 5,19 milioni di bolivares, circa 1,3 euro, una cifra con cui non possibile neanche comprare una scatoletta di tonno, il cui valore supera i 6 milioni di bolivares. Il presidente Nicolas Maduro aumenta periodicamente gli stipendi più bassi ma l’effetto che produce sul mercato è ben lontano dal placare le conseguenze dell’iperinflazione.