Risparmi azzerati, addio investimenti, fuga di capitali e recessione. Il Venezuela, in profonda crisi economica, è alle prese con un tasso di inflazione che, secondo le stime del professor Steve Hanke della John Hopkins University, è superiore al 4 mila per cento. La popolazione è ridotta allo stremo e molti bambini muoiono di fame, come denunciato da un’inchiesta del New York Times pubblicata il 17 dicembre. I venezuelani non riescono a trovare il cibo e i beni di prima necessità, nemmeno al mercato nero.
L’inflazione quotidiana nel Paese supera i livelli di quella annua in Europa. Una iperinflazione di questa portata è rara. Da alcuni viene paragonata a quella che visse la Germania negli anni Venti. E al di fuori dei tipici modelli macroeconomici. Per questo gli analisti faticano a trovarne le cause. Il Venezuela possiede le maggiori risorse petrolifere del mondo, ma, in quanto Paese esportatore, è stato penalizzato dal calo del prezzo del petrolio globale. A causa delle basse quotazioni del petrolio, le riserve valutarie sono crollate a 9,8 miliardi.
Le previsioni per il futuro non offrono speranze. Secondo l’Opec, rispetto al 2016 si avrà una produzione media quotidiana di petrolio inferiore di 250 mila barili e nel 2018 si avrà un calo ulteriore di 300 mila barili. I consumi potrebbero venire ancora compressi. Il presidente Nicolas Maduro, nel tentativo di migliorare la situazione, ha avviato a parole nelle scorse settimane una rinegoziazione del debito che riguarda bond per 64 miliardi di dollari.
A influire sulla crisi economica anche la corruzione del governo e il sistema economico poco equilibrato. Le politiche industriali sono state puntate quasi in via esclusiva a favorire il settore energetico, senza nessun investimento in comparti innovativi. Dai ricavi del petrolio sono stati distribuiti sussidi e pensioni. Il governo in carica, di ispirazione socialista, non nasconde i tratti autoritari. Il presidente Maduro attribuisce la colpa della crisi economica alle potenze occidentali e nasconde dati e statistiche sulle condizioni del Paese.