Quello del Venezuela era un default annunciato. Ma gli investitori non erano pronti a fare i conti con un fallimento in tempi così rapidi.
“Il recente annuncio di una possibile ristrutturazione del debito o re-profiling delle obbligazioni del Venezuela è stato fatto prima di quanto ci si aspettasse. La maggior parte degli operatori di mercato non si aspettava un evento creditizio già quest’anno, ma per il prossimo anno, tenendo conto dei livelli a cui scambiavano i bond a breve scadenza. Di conseguenza, le obbligazioni a più breve scadenza, che avevano i prezzi più elevati, hanno registrato una performance debole, mentre le obbligazioni a più lunga scadenza a minor prezzo hanno sovraperformato”, osserva Claudia Calich, fund manager del team retail fixed interest di M&G Investments.
L‘International Swaps and Derivatives Association (ISDA, l’organo che regola i derivati), spiega il gestore, sta ancora esaminando formalmente l’entità del default e dovrebbe annunciare a breve se si è verificato un evento creditizio. Fino a quel momento, sul mercato regnerà una certa confusione in merito alla possibilità di quotare le obbligazioni con o senza interessi maturati.
“Mi aspetto un contagio molto limitato verso i mercati del credito degli altri Paesi emergenti, dato che il Venezuela sta attraversando da molti anni una crisi economica e politica, che – conclude Calich – ha gravemente indebolito la sua capacità di far fronte ai pagamenti”.