Mentre la comunità internazionale riconosce il nuovo governo di Juan Guaidò, Nicolas Maduro viene intralciato su più fronti. Il presidente, alla disperata ricerca di recuperare la mole di denaro che ha lasciato all’estero, non è riuscito a rimpatriare 1,2 miliardi di oro dalla Banca d’Inghilterra. Gli è stato vietato di farlo, secondo quanto riporta Bloomberg.
La Banca centrale d’Inghilterra avrebbe negato la richiesta di ritiro dei funzionari di Maduro dopo che alti funzionari statunitensi, tra cui il Segretario di Stato Michael Pompeo e il Consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, hanno esercitato pressioni sui loro omologhi britannici per far fuori Maduro.
Mentre il Venezuela è sull’orlo di una guerra civile, il presidente ha rilanciato le accuse di una “cospirazione internazionale“. Secondo Maduro essa sarebbe dovuta culminare con l’assassinio del presidente, con il coinvolgimento della CIA, “sicari colombiani” e dell’opposizione in esilio.
Intanto sempre in Ue, l’Europarlamento ha riconosciuto Juan Guaidò come legittimo presidente ad interim del Venezuela. Nella votazione il governo italiano si è astenuto.
Venezuela, Italia né con l’uno né con l’altro presidente
L’organo legislativo ha chiesto a tutti i Paesi dell’Unione europea di fare altrettanto. Per la precisione la richiesta è quella di adottare una “posizione ferma e univoca”. Almeno “sino a quando nuove elezioni presidenziali libere, trasparenti e credibili saranno indette per ripristinare la democrazia”. Il tutto mentre in Italia si consuma lennesimo equivoco.
Proprio dopo il via libera del Parlamento europeo alla risoluzione non legislativa che riconosce Guaidò come presidente legittimo ad interim del Venezuela, il sottosegretario degli Esteri Manlio Di Stefano (M5s) afferma a Tv2000 che l’Italia non sta né con l’uno né con l’altro presidente:
LʼItalia non riconosce Juan Guaidò (…) si chiama principio di non ingerenza ed è riconosciuto dalle Nazioni Unite. Siamo totalmente contrari al fatto che un Paese, o un insieme di Paesi terzi, possa determinare le politiche interne in un altro Paese. Oggi il più grande interesse che abbiamo è quello di evitare una nuova guerra in Venezuela. Stesso errore che è stato fatto in Libia oggi riconosciuto da tutti. Dobbiamo evitare che succeda lo stesso in Venezuela”.