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Verso Efpa Meeting 2022. Deroma: “Perché la certificazione Efpa è garanzia di qualità”

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Dopo i primi quattro anni di mandato, Marco Deroma il 21 luglio scorso è stato rieletto presidente di Efpa Italia, la fondazione che rilascia le certificazioni professionali nel settore della consulenza in materia di investimenti. Efpa Italia da 20 anni porta avanti la sua mission: farsi promotrice dei migliori standard formativi di qualità e aggiornati con l’evoluzione del mercato. In questi due decenni si è assistito ad un cambiamento importante della figura del consulente, dettato dall’evoluzione della regolamentazione. Il ruolo di Efpa Italia come ente certificatore delle conoscenze e competenze è quello di intercettare il cambiamento, con percorsi che soddisfino le necessità del mercato, mantenendo elevata la qualità del servizio che rende la certificazione Efpa un elemento distintivo e un valore aggiunto a garanzia del risparmiatore.

In vista di Efpa Meeting 2022, appuntamento annuale di Efpa Italia sull’evoluzione della consulenza che si terrà il 6-7 ottobre 2022 al Palazzo dei Congressi – Villa Vittoria di Firenze, abbiamo fatto il punto con Deroma sulle novità introdotte durante il Covid-19 e quelle attese per il futuro.

Presidente, il suo primo mandato è stato caratterizzato dall’epidemia di Covid. Come è cambiata l’attività di Efpa Italia in questo periodo?

Ci tengo subito a precisare che la pandemia non ha rallentato il sistema della certificazione per i professionisti del settore finanziario: i certificati sono in crescita e le novità sono state accolte con favore dagli interessati. Mi riferisco in particolare allo svolgimento delle prove di esame che sono state sostenute in digitale con il sistema del doppio controllo (pc e smartphone, ndr), una modalità che è stata adottata anche dall’Ocf per gli esami di abilitazione all’Albo. Questo fattore rappresenta un passaggio importante, visto che Efpa Italia fa della reputazione un vanto particolare. La modalità digitale è stata introdotta anche nelle ultime sessioni di esame in aula, dove ormai rappresenta lo standard. In passato ci eravamo chiesti come il consulente avrebbe fatto propria la digitalizzazione, ecco adesso possiamo dire che il Covid ha accelerato questo processo e il risultato è stato superiore alle aspettative. Per quanto riguarda i test valutativi, voglio poi ricordare la collaborazione avviata con l’università Roma 3 e il team del professor Caratelli, per mettere a punto i quiz delle prove di esame.

L’attività professionale e la formazione a distanza avranno un futuro? Che differenza c’è rispetto a un robo-advisor?

L’attività dei consulenti è destinata a tornare al modello tradizionale pre-Covid. Il venir meno del distanziamento e l’attività che il consulente deve svolgere per assolvere agli obblighi del collocamento fuori sede stanno riportando il professionista a incontrare i clienti di persona. Per questi motivi, ritengo che l’attività in digitale potrà servire per mantenere la relazione con i clienti storici, mentre per favorire nuovi contatti è necessaria la tradizionale attività di relazione.

Per quanto riguarda invece la formazione, il digitale rappresenta un elemento di prossimità, in quanto consente di ridurre i tempi e costi legati agli spostamenti ed è un fattore destinato a permanere a lungo. Senza dimenticare però che ci sono alcuni aspetti della formazione, come quelli legati alle soft skill, che devono essere trattati necessariamente in presenza.

Nonostante il maggior ricorso al digitale, il tema dei robo-advisor mi sembra che sia uscito dai radar da parecchio tempo e non se ne senta più parlare. Nei momenti difficili dei mercati, i robo-advisor non possono fornire nessun supporto ai risparmiatori, visto che in queste fasi servono persone in grado di rassicurare i clienti e risolvere tutti i problemi che si presentano. In questo senso, eventualmente si può parlare di robo for advisor, a supporto dell’attività del consulente.

Quali sono i suoi piani per i prossimi 4 anni di mandato a Efpa Italia?

Le sfide sono molte, a partire dalla continua digitalizzazione delle nostre attività. Guardando in termini prospettici, ci impegneremo a far conoscere il più possibile il valore della certificazione Efpa anche tra i risparmiatori italiani. La comunicazione è sempre stata uno dei nostri cavalli di battaglia e in futuro ci rivolgeremo sempre di più al di fuori del mondo dei professionisti della finanza. Questa strategia dovrebbe far emergere la domanda di professionisti certificati da parte della clientela, che riconoscono nella certificazione un bollino di qualità. Questo obiettivo sarà perseguito attraverso una mirata campagna di comunicazione sui media tradizionali come radio e stampa e anche attraverso i social network.

Si può fare un confronto tra consulente certificato Efpa e uno non certificato in termini di numero clienti, fatturato e altre peculiarità?

In passato è stato possibile un confronto di questo tipo, ora non più, vista l’evoluzione della tipologia di professionisti che hanno conseguito una nostra certificazione. In questo momento, il 44% dei professionisti certificati appartiene al mondo bancario tradizionale, sono cioè dipendenti degli istituti di credito. È quindi veramente difficile effettuare un confronto con chi lavora per una rete di consulenti finanziari (il 54% dei certificati, ndr) o con i consulenti finanziari autonomi (2% dei certificati). Quello che invece possiamo dire è che la certificazione Efpa rappresenta uno strumento culturale per svolgere consulenza al mercato retail o alle imprese. Sempre più banche si avvicinano alla formazione Efpa perché sentono il bisogno di mettere i loro clienti di fronte a consulenti preparati.