Fari puntati alla riunione dell’OPEC+ in programma oggi ad Abu Dhabi per discutere di tagli più profondi della produzione di petrolio. L’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio e dei produttori alleati guidati dalla Russia, OPEC+ per l’appunto, l’anno scorso ha deciso di tagliare la fornitura di petrolio di 1,2 milioni di barili al giorno (bpd) per sostenere i prezzi del greggio. I tagli sono entrati in vigore il 1° gennaio scorso.
Il ministro del petrolio iracheno Thamer Ghadhban ha sottolineato che quando l’OPEC e i suoi alleati si sono incontrati a giugno “era di intesa comune che forse sei mesi non sarebbero stati sufficienti per valutare il taglio che abbiamo introdotto e ci servono altri due mesi”.
“Questo è il motivo per cui alla riunione di domani (ndr: oggi 12 settembre) vedremo se dobbiamo continuare con questo taglio o se dobbiamo introdurne uno più profondo. Non è una decisione unilaterale, è una decisione comune”.
Il mercato teme che una guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina possa spingere la crescita della domanda di petrolio al di sotto dell’1% per la prima volta dopo anni. Il ministro russo dell’energia Alexander Novak si è detto preoccupato per il rallentamento dell’economia globale anche se, parlando ai giornalisti, ha precisato che il rallentamento della domanda sarà discusso nella riunione di oggi anche se non ci sono ancora proposte concrete per regolare la produzione. Per Novak quindi non si discuterà di nuovi tagli alla produzione. Il neo ministro dell’energia dell’Arabia Saudita invece, il principe Abdulaziz bin Salman, ha sminuito tali preoccupazioni dicendo che la domanda aumenterà una volta che la minaccia commerciale si sarà dissipata.
La riunione di oggi arriva dopo che l’Opec ha rilasciato il suo consueto report mensile in cui ha ridotto le sue previsioni per la crescita della domanda globale di greggio del prossimo anno di 60.000 barili a 1,08 milioni di barili al giorno. L’Opec ha anche peggiorato le sue previsioni per l’espansione economica mondiale nel 2020 al 3,1% dal 3,2% e ha sottolineato che l’aumento della domanda di petrolio del prossimo anno sarà superato da una “forte crescita” dell’offerta di produttori rivali come gli Usa.