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Vertice sull’Ilva a Palazzo Chigi: a rischio 8 miliardi

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Roma – Il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, con una lettera al Corriere della Sera risponde all’articolo di Sergio Rizzo che si chiedeva “Può un ex prefetto restare presidente dell’Ilva?”. La risposta di Ferrante è netta: “Era ed è una sfida che ho accettato per senso di responsabilità, sapendo di rischiare anche sul piano personale”.

Proprio oggi il consiglio dei ministri varerà un decreto legge che mira a riaprire l’impianto siderurgico, messo sotto sequestro alcuni giorni fa dai pm di Taranto. Cinque gli articoli, il principale quello secondo cui i sequestri della magistratura nei confronti dell’azienda inquinante “consentono in ogni caso quanto previsto dall’art. 1′”: ovvero il funzionamento degli impianti assieme al risanamento.

Il premier Mario Monti ha detto ieri che considera “prioritaria” la tutela della salute e dell’ambiente e considera il polo produttivo di Taranto “un asset strategico per l’economia regionale e nazionale”, la cui chiusura – minacciata dai vertici – potrebbe comportare un impatto negativo sull’economia di 8 miliardi annui, perché coinvolge direttamente anche gli stabilimenti dell’Ilva in Liguria e Piemonte (Genova, Novi Ligure e Racconigi) e fornisce acciaio a diverse realtà industriali e straniere.

Per Ferrante la decisione presa a luglio di presiedere l’Ilva rispondeva a una domanda: poteva come servitore dello Stato “rivestire un ruolo in un’impresa privata i cui vertici erano oggetto di indagine giudiziaria? Ebbene, mi sono risposto di sì… Erano in gioco e lo sono tuttora migliaia di posti di lavoro e il futuro di un’azienda che è un tassello fondamentale dell’industria e dell’economia del paese”.

“Il mio desiderio” aggiunge Ferrante “era ed è quello di rendere un servizio alla collettività e alle stesse istituzioni che hanno a cuore il destino dell’impresa dimostrando che è possibile coniugare ambiente, salute e lavoro”.

Oltre al danno intatno arriva la grande beffa: i Riva del caos Ilva (padre e figlio) agli arresti domiciliari sono stati premiati imprenditori dell’anno in Valcamonica.

Uno dei due e’ fuggito all’estero, non si sa dove, l’altro e’ scappato senza fare tante cerimonie. Alla cerimonia di premiazione all’Hotel Rizzi Acquacharme di Darfo Boario Terme, nell’ambito della cena di chiusura del 2012, ieri sera si è dunque presentato un delegato del gruppo siderurgico. (TMNews)