Dopo mesi di videoconferenze, i capi di Stato e di governo europei si rivedranno oggi a Bruxelles, in presenza per il Consiglio europeo, convocato oggi e domani, per definire e approvare il principale strumento con cui l’Europa intende far fronte alla recessione economica causata dalla pandemia di Coronavirus.
La negoziazione appare tanto più complessa perché riguarda al contempo sia il nuovo Fondo Next Generation EU sia il bilancio Ue 2021-2027, su cui il fondo stesso dovrà poggiare.
Ieri anche Christine Lagarde, la numero uno della Bce, ha auspicato che lo strumento di sostegno all’economia da 700/750 mld sia approvato prima possibile.
“Ho piena consapevolezza delle divergenze esistenti, ma anche forte determinazione che dobbiamo superarle” ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, entrando al Consiglio europeo. “Voglio chiarire – ha precisato – che non è solo una questione di flussi finanziari, di strumenti finanziari, stiamo elaborando la nostra risposta economica e sociale per tutti i cittadini europei, nell’interesse comune. Per i valori che condividiamo e allo scopo di rendere l’Europa più resiliente e competitiva nello spazio globale”.
Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, in un’intervista al Corriere si dice “fiducioso” sulla chiusura rapida del negoziato. E sottolinea che “una rapida implementazione del programma Next Generation Eu è essenziale per raggiungere una ripresa solida e sostenibile”, e su questa posizione “è maturato un largo consenso, una novità politica di straordinario rilievo”.
Restano divisioni
Restano tuttavia numerose i punti di divergenza. A partire dalle dimensioni finanziarie della risposta anti-crisi ma anche dell’esborso tra aiuti a fondo perduto e prestiti da restituire.
Su questi punti due giorni fa il ministro degli Esteri olandese Stef Blok è stato chiaro:
“Qualsiasi strumento verrà individuato” sulla governance del Recovery Fund “dovrà prevedere la possibilità” che ciascuno Stato membro dica la sua sul piano di riforme dei Paesi beneficiari dei trasferimenti a fondo perduto (in tutto 500 miliardi secondo l’attuale proposta, di cui grossomodo 80 per l’Italia).
Possibile riduzione del Recovery fund
Intanto iniziano a circolare ipotesi sulla dieta dimagrante a cui il Recovery Fund, ed in particolare la parte dei sussidi, in fase di trattativa potrebbe essere sottoposto sulla spinta dei Paesi Frugali – Olanda, Austria, Svezia, Danimarca – ma anche di altri nordici come la Finlandia.
Tra gli scenari possibili, la cifra più bassa messa sul piatto fino ad ora prevede una riduzione dei trasferimenti a fondo perduto da 500 a 310 miliardi.
In pratica verrebbe mantenuta la parte del ‘Recovery and Resilience facility’ che assegna all’Italia oltre 63 miliardi. Mentre verrebbe eliminata quella parte di 190 miliardi di trasferimenti a fondo perduto non direttamente allocati ai Paesi ma spacchettati tra varie voci, tra queste lo sviluppo rurale (15 miliardi), le risorse aggiuntive per il Fondo di transizione equo verso un’economia.