ROMA (WSI) – E’ oggi il vero primo giorno di scuola per i parlamentari neoeletti: si e’ infatti aperta la prima seduta delle Camere. I deputati hanno cominciato alle 10.30, i senatori alle 11 (con tanto di diretta satellitare, tv web e, per la prima volta, sul canale Youtube del Senato). E con quelli a Palazzo Madama e Montecitorio, hanno preso ufficialmente il via i lavori della XVII legislatura. Che comincia tutta in salita: non solo sembra lontana l’intesa per un governo, ma prima ancora c’è da sciogliere il nodo dei presidenti di Camera e Senato, la cui elezione era all’ordine del giorno. QUI PER SEGUIRE LA DIRETTA. All’avvio dei lavori ha parlato Antonio Leone, presidente provvisorio della Camera dei deputati.
QUI IL LIVE BLOG DEL MOVIMENTO 5 STELLE SULLA PRIMA SEDUTA AL SENATO.
In quello che probabilmente e’ un record della storia italiana, c’e’ stato gia’ il primo parlamentario dimissionario: si tratta della senatrice Giovanna Mangili, del Movimento 5 Stelle, che lascia per “motivi personali”.
Su Twitter l’hashtag di riferimento per partecipare al dibattito dell’esordio dei neoeletti a 5 Stelle e’ #èunpiacere.
In attesa della votazione va sottolineata la posizione forte di Roberto Fico (candidato presidente della Camera per il Movimento 5 Stelle): Napolitano è “un cane addomesticato”, Violante “una cacchetta” e Monti “un vigliacco sostenuto da vigliacchi”.
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ROMA (WSI) – Beppe Grillo non apre nemmeno uno spiraglio, presenta due suoi nomi sia per la Camera che per il Senato. Si tratta di Roberto Fico e Luis Alberto Orellana, candidati rispettivamente di Camera e Senato scelti dal Movimento Cinque Stelle.
Mario Monti ci mette del suo, guardando anche al Pdl e non al solo Pd. La strada per Pier Luigi Bersani era già stretta ma a questo punto il leader democratico rischia proprio di dover rivedere tutta la strategia con la quale pensava di arrivare alle consultazioni.
Il tutto, mentre Matteo Renzi riunisce i suoi parlamentari in un albergo romano, a ricordare che ormai lui è in campo per quando si tornerà a votare. Per ora, il Pd si attesta sulla linea della “scheda bianca”, perché Bersani ripete: “Non ci eleggeremo da soli i presidenti, lo faremo solo se costretti, ma proveremo fino alla fine a trovare un’intesa”.
Un modo per prendere tempo e vedere se almeno Monti decide di dare una mano. Ma le premesse non sono buone, perché in ballo ovviamente non ci sono solo le presidenze delle Camere ma anche il possibile futuro governo e, come dice un dirigente Pd, “Monti vuole una nuova “strana maggioranza”, cosa che per noi è indigeribile”. Di fatto, se le cose restano così, sarà difficile dire a Giorgio Napolitano che c’è la possibilità di trovare una maggioranza.
Bersani non vuole cedere e, spiegano alcuni senatori Pd, si lavora soprattutto su Monti, a questo punto. Grillo non è disponibile nemmeno a votare il candidato Pd al Senato e la riunione con M5S è saltata proprio perché stasera si sarebbe andati alla rottura, su queste basi.
Il Pd sa di poter eleggere Anna Finocchiaro anche solo con i propri voti, se si arriva al ballottaggio, ma a patto che Monti non stringa un accordo con il Pdl, magari su Linda Lanzillotta.
“Questo scenario – dice un dirigente Pd – vorrebbe dire guerra, dopo ci sarebbe solo il voto”. Bersani ha resistito per ora alle pressioni di franceschiniani e lettiani che chiedevano un paletto: sì al candidato M5S solo se Grillo dà qualche apertura. Il leader Pd vuole tentare “fino all’ultimo”, come ha detto, per vedere se si riesce a siglare un’intesa che porti la Finocchiaro alla presidenza di palazzo Madama. In quel caso, si potrebbe anche pensare di dare il via libera. Ma i segnali, appunto, sono negativi.
Se la situazione non si sblocca, il Pd finirebbe per votare un proprio nome per Montecitorio, e Franceschini chiede la condizione che ci sia un percorso di legislatura dietro e non solo il ritorno al voto. Bersani, invece, è tentato dall’aut aut: se M5S e Monti si assumono la responsabilità di rendere impossibile un governo costruito attorno a chi ha la maggioranza assoluta alla Camera e relativa al Senato, l’unica possibilità è il ritorno alle urne, perché con il Pdl che manifesta davanti ai palazzi di giustizia non sono possibili mediazioni.
Napolitano, però, intende provare la strada di un governo del presidente e tanti altri stanno lavorando perché si possa trovare una soluzione. Mezzo Pd la pensa allo stesso modo, Monti un fautore di nuove larghe intese e persino alcuni bersaniani cominciano a ragionare su un ‘piano B’ che non sia il ritorno al voto.
Pare che anche i ‘giovani turchi’ non escludano l’ipotesi di un premier ‘istituzionale’ espressione del partito, come potrebbe essere la Finocchiaro se venisse eletta al Senato. E in direzione tanti sono pronti ad aprire la discussione sul governo del presidente. Se non ci saranno sorprese, Bersani potrebbe trovarsi presto al bivio: mettersi di traverso a qualunque piano B o pensare di cedere il passo. (TMNEWS)