Il matrimonio tra Ubs e Credit Suisse è stato approvato senza condizioni dalla Commissione europea. I due colossi elvetici potranno procedere con la fusione senza particolari problemi: l’Antitrust Ue ha rilevato che la concentrazione che si verrà ad attuare a seguito di questo matrimonio, non andrà a ridurre in maniera significativa la concorrenza sui mercati, anche laddove le attività di Credit Suisse e di Ubs si sovrappongono all’interno dello Spazio Economico europeo.
L’entità che nascerà dalla fusione di Ubs e di Credit Suisse continuerà a subire un forte concorrenza da parte di molti altri operatori in tutti i mercati. In Europa, infatti, operano diverse banche globali e fornitori specializzati. Ma soprattutto sono presenti dei forti attori locali. L’operazione di fusione era stata notificata alla Commissione Ue lo scorso 26 aprile, dopo che – lo scorso 4 aprile – le due banche avevano ottenuto una deroga allo “standstill”.
Matrimonio tra Ubs e Credit Suisse, il via libera
La fusione tra Credit Suisse e Ubs ha quindi ottenuto il via libera dall’Europa. Secondo le autorità antitrust non sussistono particolari problemi di concorrenza, anche se entrambi gli istituti risultano essere delle banche d’investimento multinazionali globali e, soprattutto, sono delle società di servizi finanziari ed hanno un’importante sovrapposizione nella gestione patrimoniale e nell’investment banking.
La Commissione, nel dare il proprio parere, ha preso in considerazione le difficoltà finanziarie che sono state incontrate da Credit Suisse e soprattutto dai timori di una potenziale instabilità finanziaria. Questo è il motivo per il quale le parti avevano chiesto la deroga all’obbligo di standstill, in modo da dare la possibilità a Ubs di attuare alcune misure, tra le quali vi era anche la chiusura della transizione. L’esecutivo europeo aveva riscontrato che il rischio di un danno sistemico per terzi e per il settore bancario superava qualsiasi potenziale minaccia alla concorrenza derivante da una chiusura anticipata dell’operazione.
I motivi della crisi
Credit Suisse ha giocato un ruolo importante per la Svizzera nel suo secolo e mezzo di vita. L’istituto ha sostenuto l’industrializzazione ed ha contribuito a posizionare il paese in prima linea nella finanza internazionale. Credit Suisse è riuscito a scontrarsi direttamente con i giganti dell’investment banking statunitense.
Nel corso degli ultimi tre anni, però, il Credit Suisse è stata al centro di diversi scandali e ha ottenuto scarsi risultati: questo ha contribuito a demolirne la reputazione. La banca ha smesso di essere un importante attore globale e non è più riuscito ad essere un degno concorrente della storica rivale: Ubs.
Gli scandali che hanno coinvolto Credit Suisse si sono accompagnati ad una serie di problemi che si sono accentuati a partire dal mese di marzo di quest’anno, quando la banca ha ritardato la pubblicazione dei conti del 2022, perché aveva ricevuto una chiamata dalla Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti, che aveva messo in dubbio le revisioni dei rendiconti finanziari del 2019 e del 2020, nonché i relativi controlli.
Il 14 marzo 2023 Credit Suisse ha pubblicato il suo annual report e ha dovuto ammettere di avere delle debolezze sostanziali nei suoi controlli finanziari. In quell’occasione ha annunciato la fine dei bonus a favore dei consiglieri di amministrazione. Questa notizia è arrivata contemporaneamente al fallimento di alcune banche regionali degli Stati Uniti d’America, tra le quali c’erano Silicon Valley Bank e Signature.
Johann Scholtz, analista bancario di Morningstar ha spiegato che “Credit Suisse era già sotto pressione. Molti clienti e finanziatori avevano perso la fiducia, portando a sostanziali ritiri di fondi nel quarto trimestre del 2022, e il costo del finanziamento è aumentato con l’incremento degli spread sui CDS”.
Le azioni Credit Suisse rimbalzano dopo che la Banca nazionale svizzera concede nuova liquidità alla banca per un importo pari a 50 miliardi di franchi: la banca chiude la settimana con deflussi giornalieri di circa 10 miliardi di dollari, come riportato dal “Wall Street Journal”.
Il 19 marzo UBS accetta di rilevare Credit Suisse per 3 miliardi di franchi svizzeri in azioni, assumendosi fino a 5 miliardi di franchi di perdite.