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Via Mubarak, egiziani in festa

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Il Cairo – Nel 18esimo giorno delle rivolte arrivano le dimissioni del presidente egiziano. Lo ha riferito il vicepresidente Omar Suleiman, in un annuncio storico per il paese: “In questo momento cosi’ difficile per la nostra nazione, il presidente ha deciso di dimettersi e lasciare l’incarico al Consiglio Supremo Militare”, ha detto in diretta sulla televisione di stato.

La folla e’ scoppiata in urlo di gioia e di liberazione dopo tanti giorni di violenza. Migliaia di dimostranti si trovano tuttora nei pressi della presidenza. Alcuni in lacrime, altri ballano sventolando le bandiere nazionali. In 20 secondi di discorso, per i manifestanti e’ giunta la liberazione, dopo 30 anni. “Non credevo che sarei vissuta abbastanza per vivere questo momento”, ha dichiarato una donna commossa ai microfoni di Al Jazeera.

L’esercito nel frattempo ha annunciato la sospensione della Camera alta e bassa del parlamento e i Fratelli Musulmani gli stanno rendendo onore. Il premio Nobel El Baradei ha confermato le voci dei giorni scorsi secondo cui l’ex direttore dell’Aiea non si candidera’.

“In nome di Allah il misericordioso e il compassionevole: cittadini, durante le difficili circostanze che sta attraversando l’Egitto il presidente Honsi Mubarak ha deciso di lasciare l’incarico di presidente della Repubblica e ha incaricato lo stato maggiore delle forze armate di amministrare gli affari del Paese. Che Allah possa aiutare tutti”, questo il contenuto dell’annuncio di colui che sembrava potesse essere il principale candidato a salire al comando del paese in vista delle elezioni di settembre.

Parole con le quali Suleiman ha annunciato in un brevissimo intervento televisivo l’abbandono del potere – dopo trent’anni – da parte del rais, senza aggiungere alcun dettaglio sul suo futuro personale o quello del premier Ahmed Shafiq.

In precedenza era arrivato l’annuncio dell’abbandono di Hossam Badrawi, ex segretario generale del partito non piu’ al governo, il partito nazionale democratico: “Mi dimetto dall’incarico e dal partito. La formazione di nuovi partiti in un modo nuovo che rifletta quello che sta succedendo in questo momento è la cosa migliore per la società a questo punto”.

Intanto La Svizzera ha deciso di congelare i conti di Mubarak, come peraltro era gia’ avvenuto con Ben Ali, il presidente tunisino cacciato un mese fa.

Il capo del Consiglio Supremo di Difesa che ha preso il controllo del Paese e’ nato nel 1935, e’ entrato nell’esercito nel 1956 ed e’ comandante in capo delle Forze Armate dal 1995. Il 31 gennaio, nel pieno delle proteste, era gia’ stato nominato anche vice-primo ministro.

Maresciallo (il grado piu’ alto), Tantawi ha partecipato alle guerre del 1956, 1967 e 1973 contro Israele e alla Prima Guerra del Golfo. E’ stato anche comandante della Guardia Presidenziale. Considerato un fedelissimo di Mubarak, si era pensato che potesse presentarsi nella ‘corsa’ alle presidenziali nelle elezioni di settembre, anche se secondo gli analisti gode di scarso sostegno tra le file dell’esercito.

Nei cablogrammi diffusi da Wikileaks, la diplomazia Usa lo descrive come un uomo “resistente al cambiamento” e favorevole al mantenimento dello ‘status quo’: “Si e’ opposto tanto alle riforme politiche che economiche che percepisce come un’erosione del potere centrale”, scriveva l’ex ambasciatore Usa al Cairo, Francis J. Ricciardone, nel 2008, alla vigilia di viaggio del ministro egiziano in Usa.

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(Ansa) Il Cairo – Oggi 18/mo giorno di rivolta all’indomani delle mancate dimissioni del presidente egiziano: attese grandi manifestazioni. Mubarak in fuga. Migliaia di dimostranti verso il palazzo presidenziale di Heliopolis.
L’esercito in un comunicato assicura: ‘Elezioni libere nel Paese’.

Al Jazeera dice che Badrawi, segretario generale del partito al governo, ha annunciato le dimissioni e che l’esercito ha ormai smesso di bloccare i manifestanti e li lascia avvicinare liberamente all’edificio in cui ha sede la televisione di stato. Il portavoce del Consiglio Supremo Militare è arrivato nella sede della tv di stato.

MUBARAK HA LASCIATO CAIRO – Hosni Mubarak ha lasciato con la propria famiglia il Cairo. Lo riferiscono i media locali e internazionali. Il presidente egiziano sarebbe partito per Sharm el-Sheik, dove ha una casa sul Mar Rosso, da un aeroporto militare.

Secondo un funzionario occidentale il governo ha riferito che Mubarak ha trasferito interamente i suoi poteri, probabilmente al suo vice. Tra poco sara’ emanato un comunicato sulla questione. L’esercito sostiene di avere il controllo totale del Paese, che orma non e’ piu’ in mano a Mubarak.

ESERCITO, GARANTIREMO PASSAGGIO POTERI, ELEZIONI – Il Consiglio supremo delle Forze Armate egiziane garantirà “il pacifico passaggio dei poteri” ed “elezioni libere” nel Paese. Lo sottolinea il comunicato n.2 dei militari dopo una riunione del Consiglio. I militari si fanno inoltre garanti – recita il comunicato – delle “riforme legislative e costituzionali” promesse dal presidente Hosni Mubarak.

Il testo è stato letto alla Tv di Stato da uno speaker e nno da un portavoce dell’esercito. Il palazzo è presidiato all’esterno dai manifestanti, che hanno impedito l’accesso ad alcuni ospiti previsti nei programmi mattutini, e costringendo la Tv a scusarsi per le assenze.

Dagli Stati Uniti intanto Obama avverte: ‘Noi con il popolo’. E dall’Iran Ahmadinejad esulta: “Le potenze arroganti sono alla fine del loro cammino” e “con l’aiuto di Dio, si va verso un Medio Oriente senza il regime sionista (Israele, ndr) e senza gli Usa”.

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(TMNews) – Dopo il discorso pronunciato ieri sera dal presidente Hosni Mubarak, il leader dell’opposizione Mohamed ElBaradei ha commentato su Twitter: “L’Egitto esploderà. L’esercito deve salvare il paese adesso. Chiedo all’esercito egiziano di intervenire immediatamente per salvare l’Egitto. Ne va della sua credibilità”, ha aggiunto il premio Nobel per la Pace.

(TMNews) – Guido Westerwelle reagisce con delusione al discorso di Hosni Mubarak: “Non è il passo in avanti che auspicavamo. Le preoccupazioni della comunità internazionale e del governo tedesco dopo questo discorso si sono aggravate invece che ridotte”, ha detto il capo della diplomazia tedesca in un’intervista al quotidiano Bild. “Adesso c’è bisogno di un dialogo a tutto campo tra governo e opposizione. Il cambiamento politico non tollera altri ritardi – ha continuato Westerwelle – In quanto democratici stiamo dalla parte dei democratici. Il governo egiziano deve garantire i diritti umani e la libertà di espressione”.

Il segretario alla Difesa Usa, Robert Gates, ha telefonato al pari grado egiziano, maresciallo Mohammed Hussein Tantawi, che l’amministrazione americana considera in prospettiva una figura-chiave per un futuro governo che succeda a quello dell’attuale presidente, Hosni Mubarak. Lo ha reso noto il portavoce del Pentagono, Geoff Morrell, precisando che si e’ trattato della “quinta telefonata” tra Gates e Tantawi “dall’inizio dell’attuale situazione in Egitto”

(TMNews) -Barack Obama alza i toni nei confronti di Mubarak. Dopo il discorso di ieri sera del capo di stato egiziano, il presidente degli Stati Uniti ha definito insufficienti le riforme annunciate e ha invitato Il Cairo a tracciare un percorso “senza equivoci” verso la democrazia. “Gli egiziani hanno ricevuto l’assicurazione che ci sarà una transizione di poteri, ma non è ancora evidente che questa trasizione sia vicina, significativa o sufficiente”, ha dichiarato Obama in un comunicato dai toni particolarmente fermi.

Il testo è stato diffuso qualche ora dopo l’annuncio di Mubarak di non dimettersi e di trasferire i poteri al vicepresidente Omar Suleiman, scatenando l’ira della piazza Tahrir, dove erano riuniti centinaia di migliaia di manifestanti. “Troppi egiziani sono dubbiosi delle reali intenzioni del governo di avviare una reale transizione verso la democrazia e il governo ha la responsabilità di parlare chiaro agli egiziani e al mondo intero”, ha affermato Obama aggiungendo: “il governo egiziano deve tracciare un cammino credibile, concreto e senza equivoci verso una democrazia reale; quest’occasione finora non è stata colta”. (fonte Afp)

(AGI/AFP) – Washington, 10 feb. – Barack Obama incontrera’ al piu’ presto lo staff della sicurezza nazionale, alla luce del discorso alla nazione pronunciato questa sera dal presidente egiziano Hosni Mubarak.

(ANSA) – Il presidente egiziano Hosni Mubarak ha annunciato questa sera alla tv di Stato che trasferira’ i poteri al vicepresidente Omar Suleiman in base alla Costituzione. Mubarak ha confermato che non intende ricandidarsi alle elezioni presidenziali del prossimo settembr. Mubarak ha detto che per il superamento della crisi non possono essere accettati ”diktat” da altri paesi. Rivolgendosi direttamente ai giovani manifestanti, Mubarak ha detto: ”Il sangue dei vostri martiti non e’ stato versato invano”. Il presidente ha promesso che le prossime elezioni saranno ”eque e trasparenti”.

PIAZZA TAHRIR ALL’ESERCITO: ANDIAMO DA MUBARAK – Appena Hosni Mubarak ha finito il suo discorso i manifestanti di piazza Tahrir, gridando ”Abbasso Mubarak, Omar Suleiman nulla”, e alzando le scarpe al cielo in segno di disprezzo, hanno chiesto all’esercito di intervenire per accompagnarli al palazzo presidenziale.

OBAMA: SI STA FACENDO LA STORIA – Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha detto che il Egitto ”si sta facendo la storia”, ”una nuova generazione leva la voce per essere udita”.
PORTAVOCE DOWNING STREET, CAMBIAMENTO E’ URGENTE – Il cambiamento in Egitto è richiesto “urgentemente”. Lo ha detto un portavoce di Downing Street mentre si rincorrono le voci sulle imminenti dimissioni del presidente Hosni Mubarak. “Serve più cambiamento e serve urgentemente”, ha detto il portavoce di Downing Street ponendo l’accento sull'”urgentemente”. Il primo ministro David Cameron segue da vicino la situazione mentre l’ambasciatore britannico al Cairo tiene contatti con esponenti del governo e dell’opposizione.

MOSCA CONTRARIA A INGERENZE ESTERNE – L’inviato del presidente russo per il Medio Oriente, Aleksandr Sultanov, ha ribadito ieri a Mubarak che Mosca e’ contraria a qualsiasi ingerenza esterna nella crisi politica in atto. ”Agire dall’esterno sul processo che si svolge all’interno di un Paese e’ controproducente, perche’ puo’ seminare scompiglio tra quanti partecipano agli avvenimenti”, ha spiegato il diplomatico, citato dall’agenzia Ria Novosti. ”Questa e’ la nostra posizione di principio e la faremo conoscere a tutti i nostri partner”, ha aggiunto.

RE SAUDITA A OBAMA, NON UMILIARE MUBARAK – Gli Usa “non umilino” Hosni Mubarak: cosi’ il re saudita Abdullah nella conversazione telefonica con il presidente americano Barack Obama, lo riferisce il Times di Londra. Nella conversazione, Abdullah poi sottolineato, scrive il quotidiano britannico, che Riad garantirebbe il proprio sostegno economico al Cairo nel caso Washington interrompesse il programma di aiuti al Paese. Lo scorso 28 gennaio la Casa Bianca ha annunciato che avrebbe rivisto il programma da 1,5 miliardi di dollari di aiuti, salvo poi precisare che allo stato attuale tale revisione non e’ all’ordine del giorno. Il ‘consiglio di amico (saudita) al presidente degli Stati Uniti’ sarebbe arrivato in una tesa telefonata il 29 gennaio. Abdullah avrebbe detto al capo della Casa Bianca di non forzare un rapido cambio di regime in Egitto mettendo in guardia che avrebbe aperto i forzieri del regno per sostenere il paese dei faraoni se Washington avesse interrotto il suo programma di aiuti al Cairo. ”Mubarak e Abdullah non sono solo alleati, sono buoni amici e il re non vuole vedere il suo amico umiliato”, ha detto una fonte nella capitale saudita al giornale di Rupert Murdoch. Due fonti hanno confermato al Times i particolari della telefonata fatta quattro giorni dopo l’inizio delle manifestazioni di piazza. Secondo il giornale la rivelazione getta luce sull’apparente paralisi dell’amministrazione di Washington e porta a galla le piu’ gravi tensioni diplomatiche tra Casa Bianca e Riad dai tempi della crisi del petrolio del 1973. L’Egitto riceve dagli Stati Uniti 1,5 miliardi di aiuti all’anno destinati per la maggior parte alle forze armate.

ARRESTATI 217 DETENUTI EVASI, MENA – Le forze di sicurezza egiziane hanno arrestato 217 detenuti evasi dalle carceri al Cairo e in varie zone del Paese nei giorni peggiori della rivolta cominciata il 25 gennaio. Lo riferisce l’agenzia ufficiale Mena, aggiungendo che oltre agli evasi, le forze di sicurezza sono riuscite a recuperare anche 206 armi trafugate. Ieri il vice presidente Omar Suleiman aveva affermato che tra le migliaia di detenuti evasi in quei giorni ci sono anche diversi militanti jihadisti facenti capo ad Al Qaida.

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Dopo 17 giorni di proteste, piazza Tahir non puo’ festeggiare e la folla in questo momento e’ in preda alla rabbia tanto che sono in molti ad alzare al cielo le proprie scarpe in segno di protesta. Contrariamente alle attese il presidente Hosni Mubarak non ha rassegnato le dimissioni. Alcuni report puntavano sulla sospensione del suo incarico, che formalmente non sarebbe equivalso all’abbandono formale ma che comunque non avrebbe visto piu’ Mubarak al comando di un paese che guida da 30 anni.

In quel caso i poteri presidenziali sarebbero passati al vice presidente Omar Suleiman, una scelta che avrebbe incontrato tra l’altro i favori di Stati Uniti e Israele. Il presidente ha precisato di “non prendere ordini dall’estero”. Mubarak ha spiegato di avere chiesto l’emendamento di 6 articoli della costituzione.

Il leader del Partito nazionale democratico si e’ detto dispiaciuto per le persone morte durante gli scontri, si e’ rivolto alle loro famiglie e si e’ detto addolorato. “Il governo ha fatto degli errori ma l’importante e’ ammetterli. Rispettero’ tutte le promesse”.

“Lo ripeto, ho vissuto per questa nazione. Non mi separero’ da questa terra fino alla mia morte”.