ROMA (WSI) – Prosegue, sempre con grande fatica e lentezza, la marcia della legge di Stabilità a Palazzo Madama. Anche ieri i nodi principali – il cuneo fiscale e la risistemazione dell’imposta sulla casa – sono rimasti così com’erano, irrisolti.
Pur se per quando riguarda il cuneo è ormai chiara l’intenzione di concentrare il bonus sui redditi fino a 27-30mila euro annui, mentre per la service tax (la cui impostazione generale non cambierà) ci saranno delle apposite detrazioni. Altri punti, invece, sembrano più definiti. Ma il clima politico è sempre più pesante. Forza Italia non ha ridotto il numero degli emendamenti (per adesso sono rimaste «in vita» 548 proposte dei partiti sulle 3.100 iniziali). E soprattutto insiste duramente sulle sue priorità, con Silvio Berlusconi che in serata ha detto chiaro a tondo ai suoi che così com’è questa legge di Stabilità fatta soprattutto di tasse Forza Italia non la voterà.
In questa situazione sembra dunque molto probabile che si debba ricorrere a un voto di fiducia. E in ogni caso ormai pare chiaro anche che la scadenza fissata per domani per lo sbarco della manovra in Aula non verrà rispettata.
In attesa di entrare nel vivo delle questioni principali, i relatori e il governo hanno predisposto un pacchetto di emendamenti significativi, tra cui uno che destina fino a 200 milioni per l’alluvione della Sardegna e un secondo che istituisce un Fondo di garanzia per i mutui casa, a cui potranno ricorrere i giovani con contratto atipico, i co.co.co. da sempre tenuti lontani dalle banche.
E non mancano emendamenti che hanno scatenato la polemica come uno del governo per la costruzione di nuovi stadi, che consente anche la realizzazione di insediamenti urbanistici «non contigui con gli impianti sportivi», che per gli ambientalisti e mezzo Pd rappresenta una decisione scandalosa. Si fa strada la possibilità di un rifinanziamento dell’incentivo fiscale per il salario di produttività, una richiesta che sta molo a cuore del Nuovo centrodestra di Alfano.
Ma intanto, siamo alla battute finali (con possibile sgradita sorpresa) di un’altra telenovela che va avanti da mesi: quella dell’Imu. Oggi in Consiglio dei ministri arriverà il decreto per eliminare la fatidica seconda rata. Ma Il governo è più che mai alle prese con grossi problemi nel reperimento delle risorse. E c’è persino il rischio di far scattare la temutissima «clausola» di salvaguardia che imporrebbe un aumento automatico delle accise sui carburanti.
La faccenda è questa: per evitare il pagamento della seconda rata dell’Imu sulla prima casa servirebbero 2,4 miliardi. Tuttavia, gli agricoltori spalleggiati dai partiti e dal ministro De Girolamo vogliono esentare anche i fabbricati agricoli: ci vorrebbero altri 400 milioni. Ma anche i Comuni sollecitano una compensazione più alta: occorrono altri 500 milioni.
E ciliegina sulla torta, come si temeva la copertura finanziaria per lo stop a giugno della prima rata dell’Imu non ha funzionato, col flop della sanatoria sulle slot machine. Mancano 300 milioni all’appello. Per adesso il governo ha trovato soltanto 2 miliardi, assicurati dall’aumento al 120% degli acconti Irap e Ires di banche e assicurazioni. Trovare altri 1,2 miliardi è praticamente impossibile, anche se raschiando il fondo del barile qualcosa si può fare. Risultato, c’è il pericolo che come stabiliva il decreto sulla prima rata Imu, scatti la «clausola di salvaguardia» voluta per blindare i conti. Ovvero, un automatico e impopolarissimo aumento delle accise su benzina e altro.
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ROMA (WSI) – Il Consiglio dei ministri è convocato oggi (21 novembre, ndr) alle ore 10.00 a Palazzo Chigi per l’esame del seguente ordine del giorno: Decreto legge contenente Disposizioni urgenti in materia di IMU, finanza pubblica, nonché in materia di alienazione di immobili pubblici.
Ancora spiragli sul possibile stop alla 2/da rata dell’Imu agricola: dallo sforzo di tagli di spesa messi in atto dai ministri del Nuovo Centro Destra – apprende l’Ansa – sarebbero usciti 200 milioni di euro, la metà di quanto serve per coprire l’esenzione per le imprese agricole.
Rispetto ai 2 miliardi assicurati dall’aumento degli acconti di banche e assicurazioni, mancherebbero dunque, secondo quanto si apprende, ancora 200 milioni per esentare dal pagamento anche i terreni agricoli e 500 mln per assicurare ai Comuni il differenziale di aliquota rispetto al 2012.
Federcasa, eliminarla da edilizia pubblica – Eliminare l’Imu dal patrimonio ex-Iacp, è un vero e proprio grido di allarme quello che viene da Federcasa nel suo dossier sull’edilizia pubblica.
“Oggetto di allarme e preoccupazione è costituito dall’introduzione dell’Imu sugli alloggi ex Iacp: a seguito del decreto-legge Salva Italia il patrimonio di edilizia residenziale pubblica gestito dagli ex Iacp risulta essere soggetto all’aliquota Imu ordinaria (abitazione secondaria) mentre il precedente regime Ici equiparava in toto tale patrimonio all’abitazione principale e quindi consentiva la totale esenzione”.
Uno squilibrio ancora maggiore se si considera che se le case appartengono direttamente al Comune sono esenti dell’imposta, mentre gli ex-Iacp, posseduti al 100% da altri Enti territoriali, sono interessati dal tributo.
“Secondo una prima, e inevitabilmente approssimativa, stima – spiega Federcasa – l’esborso Imu 2012 è stato di circa 240 milioni di euro che si aggiungono agli oltre 260 milioni di imposizioni ordinarie che già gravano sugli ex Iacp comunque denominati, enti che fruiscono quasi esclusivamente dell’unico gettito costituito dai canoni di affitto, definiti dalle Regioni mediamente intorno ai 100 euro mese: la situazione che si è venuta a creare ha azzerato di fatto la possibilità di provvedere alla manutenzione ordinaria degli immobili, che produce annualmente circa 200 milioni di investimenti, con il conseguente degrado e aggravamento delle problematiche sociali dei quartieri”. (ANSA)