Ogni 25 novembre ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, nata per volere delle Nazioni Unite nel 1999 per ricordare l’anniversario dell’uccisione delle sorelle Mirabal (Patria, Minerva e Maria Teresa), assassinate brutalmente il 25 novembre del 1960 colpevoli di opporsi al regime dittatoriale dominicano di Trujillo.
Un evento che accende i fari su quella che purtroppo è ancora un’emergenza. A livello mondiale, secondo l’Onu, ogni ora più di cinque donne e ragazze hanno trovato la morte in famiglia. Questo corrisponde a un femminicidio ogni dodici minuti.
In Italia, secondo i dati di un report diffuso dal Viminale, nei primi nove mesi dell’anno, si sono consumati 104 femminicidi: 88 di questi sono avvenuti in ambito affettivo o familiare. Di questi, 52 hanno visto come carnefice il partner o l’ex.
Di queste 104 vittime, 35 avevano più di 64 anni, la maggior parte di loro, secondo i dati Eures. Le morti, nello stesso periodo dell’anno scorso, sono state 109. Un lieve calo che non cambia i fatti. Ma quando si parla di violenza contro le donne si fa riferimento non solo alla violenza fisica, ma anche a quella economica.
Che cos’è la violenza economica
Secondo l’art 1 della dichiarazione Onu, la “violenza contro le donne” consiste in ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà.
Il confine tra i diversi tipi di violenza può essere sottile e le forme di violenza fisica o psicologica spesso sono accompagnate anche dalla meno riconoscibile violenza economica. I numeri parlano chiaro. Come testimonia il rapporto D.i.Re 2021 basato sui dati raccolti nei centri antiviolenza. Secondo i dati, il 33% delle donne che chiede aiuto è senza reddito e meno del 40% ha un reddito sicuro. Questa mancanza di autonomia economica genera un rapporto di dipendenza, frena la vittima a prendere ogni tipo di iniziativa e che culmina, spesso, in violenza psicologica prima e fisica poi.
Ma che cosa si intendere per violenza economica sulle donne? Secondo la definizione dell’European Institute for Gender Equality, consiste in atti di controllo e monitoraggio del comportamento di una persona in termini di utilizzo e distribuzione di denaro, nonché la minaccia costante di negarle risorse economiche.
Si parla di violenza economica quando sono in atto comportamenti di privazione o controllo dello stipendio della donna, impedimento volontario della ricerca o del mantenimento del lavoro; totale abbandono economico, mancato pagamento dell’assegno di mantenimento ecc.
Come quella fisica, anche in questo caso si tratta di una forma violenza che avviene per lo più dentro le mura domestiche, quando alle donne è di fatto negata la possibilità di contribuire all’economia familiare e di essere economicamente indipendenti. Un tipo di abuso riconosciuto dalla Convenzione di Istanbul ma che resta difficile da individuare e misurare perché le stesse vittime hanno difficoltà ad ammetterla. Proprio perché meno riconoscibile, si tratta di un fenomeno sottostimato, ma molto diffuso anche in Italia.