L’economia italiana è in fase di stagnazione. Il grido di allarme lo lancia il governatore di Bankitalia Ignazio Visco intervenendo all’assemblea per il centenario di Abi a Milano.
“Nonostante il lieve miglioramento nel primo trimestre di quest’anno, in Italia l’attività economica ristagna, risentendo soprattutto della perdita di vigore del ciclo industriale (…) Nella proiezione centrale riportata nel Bollettino la crescita del Pil è pari allo 0,1 per cento nel 2019 e a poco meno dell’1 nella media del biennio successivo. Su queste stime pesano rischi connessi sia con gli sviluppi internazionali sia con la domanda interna. La fiducia di famiglie e imprese potrebbe risentire di incertezze sulla politica di bilancio, dissipate per l’anno in corso ma ancora vive per il successivo”.
Il numero uno di via Nazionale nota come le tensioni sul mercato dei titoli di Stato italiani si siano attenuate ma c’è da fare di più.
“Per consolidare questi risultati e ridurre ulteriormente il costo del debito pubblicol’orientamento prudente della politica di bilancio andrà confermato in un quadro di più lungo periodo.
In merito allo spread rispetto ai titoli tedeschi, questo “supera ancora di circa 70 punti i valori non bassi prevalenti nell’aprile del 2018”.
Rispetto alla Spagna, che come l’Italia ha fortemente risentito della crisi dei debiti sovrani, il differenziale di rendimento è di oltre 120 punti; era attorno a mezzo punto percentuale nell’aprile dello scorso anno. Se il calo dello spread continuasse e il costo del debito scendesse sotto il tasso di crescita nominale del Pil come già è avvenuto negli altri paesi dell’area dell’euro, sarebbe più facile ridurre l’incidenza del debito sul prodotto”.
Cosa serve all’Italia? Visco non ha dubbi.
“Serve un piano organico, chiaro e coerente di misure e riforme orientate a favorire investimenti e crescita delle aziende, soprattutto di quelle innovative (…) che accompagni una strategia credibile per la riduzione del peso del debito pubblico”.