Da oggi, 15 settembre, 608 parlamentari incasseranno il vitalizio, una rendita da mille euro al mese dopo soli quattro anni, sei mesi e un giorno dall’avvio della legislatura. Un diritto per i diretti interessati, dopo quattro anni e sei mesi di legislatura dalle ultime elezioni del 2013, un privilegio ingiusto per gli italiani.
Sul vitalizio, un assegno pensionistico da mille euro al mese che spetta a 417 deputati e 191 senatori di prima nomina, nei mesi scorsi i Cinque Stelle hanno aperto una lunga battaglia per cambiarlo ma alla fine, scontri e polemiche non servono servite a nulla e tutto è rimasto com’era.
Si chiama ancora vitalizio ma nel 2012 è stato di fatto abolito in favore di un assegno pensionistico calcolato col metodo contributivo, legato a quanto l’onorevole ha versato durante gli anni del mandato. Il vitalizio veniva calcolato col metodo retributivo ed era molto più consistente: dopo solo cinque anni di legislatura si potevano incassare ben 3.108 euro lordi al mese una volta compiuti i 65 anni.
Ora tutto rimane così com’è, solo la platea dei beneficiari cambia e viene ampliata con 209 deputati del Partito democratico, una quarantina dei 54 eletti di quella che fu Scelta Civica fino a 153 eletti con il Movimento 5 stelle (compresi quelli che poi sono usciti dal M5s).
Da qui le accuse mosse ai parlamentari del Movimento 5 Stelle di far tanto rumore per nulla – o meglio per fini populisti in campagna elettorale – e poi prendersi anch’essi il vitalizio. Tuttavia i pentastellati alzano le barricate e affermano che chiederanno alla presidenza di Camera e Senato di intervenire sul regolamento.
“Chiederemo di dirottare i nostri contributi alle casse di appartenenza di ogni singolo parlamentare o all’Inps per chi non aveva aperta una posizione previdenziale prima di entrare in Parlamento”, hanno fatto sapere dal M5S.
Il Capogruppo alla Camera del M5S si è spinto persino oltre. Simone Valente ha infatti annunciato “un impegno sottoscritto” dei parlamentari del suo partito per “rinunciare alla pensione privilegiata” allo scoccare dei 65 anni.
E mentre 608 parlamentari incassano l’assegno, a puntare il dito contro i vitalizi è il presidente dell’Inps Tito Boeri, che in un’intervista al Corriere della Sera afferma:
“Trovo davvero grave che il Parlamento non abbia reso pubbliche le cifre sui contributi versati dai diversi parlamentari. Solo le Camere le hanno e non vengono date neanche all’Inps. Volessimo fare ricalcoli precisi sui contributi versati, non potremmo.