3 consigli per investire con successo

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di Davide Roffredo, private banker di Sanpaolo Invest ad Alessandria

Perché c’è bisogno di seguire dei consigli per investire? Semplice, perché ci troviamo in una fase caratterizzata da moltissime fonti di incertezza, che non riguardano solo i mercati finanziari. Per chi ha degli obiettivi a medio lungo termine tutto ciò che sta accadendo in questi mesi potrà anche essere irrilevante, ma non sarà irrilevante l’approccio che è meglio adottare per affrontarli. È importante, infatti, comprendere il valore del tempo: siamo in un mondo che ci costringe a vivere velocemente, le incertezze che non riusciamo a gestire ci fanno pensare di subire la realtà e non ci aiutano a prendere decisioni.

Le emozioni sono nemiche dell’investitore

Non avendo nel Dna la preparazione necessaria per affrontare le oscillazioni che inevitabilmente si verificano sui mercati finanziari, la reazione dell’investitore è istintiva. E l’istinto spesso ci spinge a fare l’esatto contrario di quello che faremmo se adottassimo un approccio razionale. Nel momento in cui non riusciamo a essere padroni del nostro istinto e ad addomesticarlo, la via più semplice è avere qualcuno che ci aiuti ad andare oltre e a usare la razionalità: e proprio questo dovrebbe essere il ruolo del consulente. Anche nel campo medico, il miglior chirurgo al mondo non metterà mai sul tavolo operatorio una persona cara, perché sa di avere una compartecipazione affettiva che può andare a condizionare le sue capacità professionali. Questa forma di empatia può portare a conseguenze negative: meglio allora che il medico cerchi un collega di fiducia e decida di mettergli nelle mani la vita della persona a cui tiene. Questo esempio dà l’idea di quanto l’elemento emotivo può diventare pericoloso.

Non guardare ogni giorno le oscillazioni dei mercati

Le oscillazioni che vediamo tutti i giorni sono di prezzo, e non dobbiamo dimenticare che il prezzo nasce dall’incontro di domanda e offerta, quindi di due interessi contrapposti. In quel momento qualcuno è contento di vendere a quel prezzo e qualcun altro è contento di comprare, quindi il prezzo non ci dà un’informazione operativa. Il compratore vede nascosto in quel prezzo un valore più alto e quindi crede che valga la pena acquistare; al contrario, chi possiede qualcosa e non ne riconosce più il valore è disponibile a venderla, perché tenerla non dà più valore aggiunto. Di conseguenza il prezzo di per sé, che è quello che vediamo tutti i giorni, non è in grado di fornire informazioni se non decontestualizzate, e quindi non utili a prendere decisioni.

Fissare le tappe

Ogni quanto bisogna controllare l’andamento degli investimenti rispetto ai propri progetti finanziari in essere? Questa è una decisione che un buon consulente prende insieme agli assistiti, stabilendo in base al percorso scelto una serie di tappe fisse, nelle quali si monitora se tutto procede in base agli obiettivi ed eventualmente si decide di adottare interventi correttivi. In caso di eventi eccezionali, come la pandemia o lo scoppio di una guerra, si può sempre fissare un incontro ad hoc per capire in che misura questi eventi esogeni stiano condizionando il percorso.

Attenzione alle false percezioni

In un contesto già estremamente complesso si è inserita anche la crisi politica di fine luglio. Un investitore che è chiamato a prendere decisioni, da solo o insieme al suo consulente, vive questo momento come una fase troppo incerta. Anche qui bisogna fare attenzione: in un portafoglio di investimento standard l’elemento Italia è presente per un 3-5%, per cui gli eventi della politica del nostro Paese condizionano in maniera limitata l’andamento del portafoglio. La percezione dell’investitore è però molto diversa: chi si trova in Italia vive ciò che succede qui come se riguardasse tutto il mondo. E questo condiziona le scelte, portando l’investitore a pensare che tutto si risolverà solo nel momento in cui si assesterà la situazione politica di questo Paese.

Home bias e finanza comportamentale

Questo genere di aspetti viene affrontato dalla finanza comportamentale, che è la scienza che ha aiutato a a capire in che modo l’atteggiamento psicologico degli investitori può influire sui modelli di investimento. Prima dell’avvento di queste teorie l’investitore era “uno solo” e si usavano meri modelli matematici: ora le sfumature evidenziate nel processo decisionale dalla finanza comportamentale hanno aperto tutta una serie di scenari di cui gli operatori devono essere coscienti per poterli utilizzare al meglio. In particolare, la falsa rappresentazione della realtà attiene a una trappola cognitiva chiamata in finanza comportamentale home bias, cioè un errore che spinge gli investitori ad affidarsi ciecamente a ciò che è ritenuto familiare e conosciuto.  Il termine inglese home suggerisce, difatti, quel senso di sicurezza che ci pervade quando le decisioni che prendiamo ci fanno “sentire a casa”. In altre parole, gli investitori rifuggono la paura di sbagliare confidando in qualcosa che è noto e certo secondo le loro sensazioni. Nel campo degli investimenti l’home bias porta gli investitori a prediligere prodotti finanziari geograficamente più vicini ai loro Paesi o ad investire nei titoli di aziende alle quali si è affettivamente legati, tralasciando valutazioni di tipo tecnico. Così la crisi di governo in Italia influisce maggiormente sulla percezione di incertezza di “sistema” dell’investitore italiano rispetto a quella di un investitore straniero.

Loss adversion ed effetto dotazione

Questo è solo uno degli atteggiamenti sbagliati classificati dalla finanza comportamentale: tra gli altri ricordiamo la loss adversion, cioè la tendenza emotiva a dare più peso a una perdita che a un guadagno di pari valore: se dopo un +5% si ha un’ oscillazione di -5% la matematica ci dice che siamo in pari, ma  all’investitore rimane un senso di frustrazione. Secondo le stime, infatti, una perdita del 5% lascia una percezione di perdita di circa il 12,5%.

Interessante è anche il cosiddetto endownment effect o effetto dotazione, che si verifica quando si sovrastima un bene che si possiede: solo perché lo posseggo (l’ho scelto io) gli attribuisco più valore, e questo può condizionare molto la corretta valutazione di tenerlo o venderlo.