di Alessio Grazia, consulente finanziario
HNWI è l’acronimo di High Net Worth Individual. La definizione vuole che sia preso in considerazione un patrimonio netto di almeno 5 milioni di euro, mentre per passare alla categoria di Ultra HNWI (UHNWI) occorre un patrimonio superiore ai 20 milioni. Patrimoni del genere sono, solitamente, creati dall’attività imprenditoriale che sta alle spalle della famiglia di cui fa parte (o di cui è capofamiglia) il/la HNWI.
Tutti i grandi patrimoni, anche solo guardando al nostro stivale italico, afferiscono ad un’azienda che è cresciuta talmente tanto da diventare impero: Agnelli con la Fiat, Del Vecchio con Luxottica, Ferrero con la società omonima, e via dicendo. Sono però altrettanti i patrimoni e le aziende che sono stati passati di mano: negli esempi citati poco fa, la Ferrero e la Fiat hanno già subito storicamente dei passaggi, mentre il patrimonio di Del Vecchio e il passaggio agli eredi è fatto odierno.
Di conseguenza, l’HNWI può essere di prima generazione, qualora il suo patrimonio derivi da un’azienda da lui fondata (Musk con Tesla, Bezos con Amazon, ecc) o di generazione successiva: figli, nipoti, pronipoti.
Altra particolare categoria di HNWI (ma sempre derivante dalle schiere di industriali/imprenditori) è quella post liquidity event: qualora l’azienda fosse venduta, senza un passaggio generazionale all’interno della propria famiglia erede, si creerebbe allora un patrimonio ingente totalmente liquido (da cui liquidity event).
La suddivisione tipo del patrimonio di un HNWI nel Belpaese
Come spiegato, il grosso del patrimonio di un HNWI è da ascriversi all’azienda di proprietà: secondo dati Istat, si parla di una fetta fra il 40% e il 45%.
L’Italia, storicamente molto legata al patrimonio immobiliare, vede anche la seconda fetta di torta patrimoniale legata al mattone: fra il 15% ed il 25% del patrimonio è legato ad immobili, sia sul territorio nazionale che all’estero.
Una fetta minore invece, è delegata al passion investing: art, collectibles, luxury fanno tutte parte, come asset classes, del patrimonio di un HNWI ma con una percentuale che si attesta attorno al 10%.
Il patrimonio legato agli investimenti, più canonicamente trattati dagli istituti di private banking, è molto vario sia come percentuale nella torta del patrimonio sia come composizione: fra strumenti mobiliari classici e quotati, strumenti di investimento alternativo e partecipazioni non quotate (tramite operazioni di private equity e venture capital), spaziamo fra un 20% ed un 35%.
Se per gli HNWI ancora legati all’azienda di famiglia questo qui sopra è uno spaccato variegato della distribuzione patrimoniale, le percentuali cambiano invece molto per chi ha venduto la propria impresa: da un lato si vede un incremento notevole del patrimonio mobiliare (legato quindi agli strumenti di investimento classici), ma dall’altro una diversificazione del tutto ad personam nei restanti quadranti, in base alle proprie preferenze e stili di vita. Oppure, perché no: la filantropia, la beneficienza, il give-back.
Interessi, obiettivi, vincoli
Fatto un patrimonio, descritta la diversificazione e le varie sotto categorie, è importante non dimenticarsi la cosa fondamentale: un HNWI è una persona, e come tale ha volontà diverse da un altro HNWI.
Ecco dunque che i patrimoni (sia essi affiancati all’impresa o derivanti dalla vendita di essa) saranno diretti a percorsi influenzati dalla storia di vita e dalle volontà umanistiche della famiglia: non sono certo pochi gli esempi di fondazioni milionarie con scopi ben precisi; la più conosciuta probabilmente la Fondazione Bill & Melinda Gates.
Il give-back e la filantropia sono un enorme driver per il riutilizzo della ricchezza generata dai grandi patrimoni industriali: “Il mondo attorno a noi ci ha dato tanto, compensiamolo ridando indietro”. Fondazioni come queste sono parte attiva degli investimenti in nuove generazioni, tramite veicoli di investimenti non quotati per il lancio di startup oppure borse di studio per coltivare talenti. L’innovazione (che è alla base del successo di molte imprese multimilionarie) è sempre l’obiettivo da ricercare. Del resto, il mondo non si fermerà mai e, di conseguenza, il compito dei patrimoni è quello di accelerare ed aiutare questo processo, senza considerare gli innumerevoli vantaggi fiscali legati a queste attività.
Non è da dimenticare, infine, il tema del passaggio generazionale. Come visto in occasione della scomparsa di Del Vecchio, la fine di una generazione imprenditoriale non deve significare la fine dell’impresa. La vita di una grande azienda è intrinsecamente legata non solo alla vita dell’imprenditore, ma anche a tutto l’indotto creato: accordi, famiglie, legami, innovazione, ecc. Storicamente, le aziende faticano a superare la quarta generazione, quando ormai si è passati dall’azienda con il titolare ad un consorzio di parenti, che non sempre condividono le stesse visioni. Tuttavia, è nell’interesse di tutti alzare l’asticella di questi passaggi generazionali per mantenere i marchi il più in vita possibile, con tutto quel positivo che ne consegue.
Family office: uno skipper per le traversate, uno sherpa per le vette da raggiungere
La domanda sorge spontanea: ma con patrimoni così elevati, non viene tutto più semplice? La risposta, invece, non è altrettanto semplice da dare. Abbiamo accennato diversi ambiti per la ricchezza, sia come strumenti per coltivarla, sia come strumenti per indirizzarla. Tuttavia, nessuno può dirsi esperto di così tanti argomenti: ognuno di questi ha la sua eccellenza, a cui rivolgersi per domande e soluzioni.
Se vogliamo ironizzare, possiamo dire che patrimoni del genere difficilmente si esauriranno; invece una risorsa sappiamo di per certo essere finita: il tempo. Come faccio, io capitano d’azienda, a trovare il tempo per portare avanti la mia attività, organizzare i miei investimenti liquidi, tenere le file di attività di compartecipazione, collezioni, fondazione e immobili che ho comprato? Non posso, o meglio: potrei, ma dedicando solo una porzione di tempo esigua ad ogni argomento. Quindi, non eccellendo in nessuna, fermando la mia avanzata.
Il ruolo del family office è quello di uno steward, fiduciario della HNWF (High Net Worth Family) che si incarica di scegliere, coadiuvare e dirigere le eccellenze al servizio del patrimonio e della famiglia, lasciando l’onere della direzione di impresa all’imprenditore. Il suo dividendo, se così vogliamo chiamarlo, è il più importante di tutti: il tempo che si libera per sviluppare l’impresa, fulcro della ricchezza, ma soprattutto per coltivare ed accrescere le proprie passioni.
In tempi più romantici esisteva il maggiordomo. In tempi più pratici, come quelli attuali, esiste il family officer. Anche se, ammettiamolo, la competenza sulle ceramiche da tè e sugli argenti da tavola non è più la stessa!