Crescita economica e rispetto per l’ambiente possono coesistere?

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Articolo di Andrea Preti, consulente finanziario e patrimoniale

Dopo la fine della Seconda guerra mondiale la ricchezza globale ha continuato ad aumentare, portando, sia pure con gli alti e bassi tipici dei cicli economici, a una condizione di benessere crescente per la popolazione del pianeta. L’aumento è però un dato medio: storicamente la ricchezza si è sempre concentrata nel mondo occidentale, mentre nel continente asiatico e in quello africano si sono create e permangono ampie fasce di povertà.

 

LA RICCHEZZA CRESCE, MA NON OVUNQUE

Anche nel 2020 la ricchezza globale, secondo i dati del Global Wealth Report 2021 di Credit Suisse, è cresciuta di 28,7 trilioni di dollari, pari al 7,4%. Ma le differenze tra le singole aree del mondo sono notevoli: se l’incremento è stato di 12,4 trilioni di dollari in Nordamerica e di 9,2 trilioni in Europa, il livello di crescita non è praticamente cambiato in Africa, mentre India e America Latina hanno registrato una diminuzione della ricchezza totale.

 

IL BENESSERE PORTA CON SÉ MAGGIORI EMISSIONI NOCIVE

Negli ultimi decenni abbiamo tuttavia assistito a un certo riequilibrio nella distribuzione della ricchezza: secondo i dati della Banca mondiale, la quota delle persone in povertà assoluta è passata dal 36% del 1990 al 10% del 2015, e decine di milioni di persone nel mondo hanno raggiunto elevati livelli di benessere. Una buona notizia, a cui però se ne affianca un’altra meno incoraggiante: maggiore ricchezza significa livelli produttivi più alti, e questo comporta una crescita delle emissioni di anidride carbonica e quindi dell’inquinamento. In alcuni Paesi, come la Cina, la situazione su questo fronte è preoccupante: l’aumento delle emissioni nocive sta alimentando il timore che i cambiamenti climatici possano essere irreversibili.

 

IL DIVARIO TRA PAESI RICCHI E IN VIA DI SVILUPPO

Su questo fronte negli ultimi anni i Paesi occidentali hanno mostrato di aver maturato una sensibilità più spiccata, provvedendo a inquinare di meno, con emissioni in deciso ribasso. D’altra parte, le zone del mondo dove la popolazione ha visto crescere maggiormente i livelli di ricchezza e benessere sono a oggi le principali responsabili delle emissioni di Co2, Cina e India in testa.

 

SERVE UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO

Alla conferenza COP26 di Glasgow i Paesi del mondo stanno cercando di trovare un accordo sulla riduzione delle emissioni climalteranti. Ma è difficile chiedere a chi sta uscendo lentamente dalla povertà di frenare o rallentare il cammino verso il benessere, quando la richiesta arriva dai Paesi ricchi, che hanno inquinato il mondo per anni prima di raggiungere i livelli attuali di ricchezza. D’altra parte, non ci sono alternative: visto anche il numero di abitanti del pianeta, l’attuale tasso di crescita non appare più sostenibile in relazione agli impatti ambientali che provoca. Serve quindi un nuovo modello di sviluppo che consenta di coniugare il benessere con il rispetto per il nostro pianeta, attraverso il superamento dell’uso dei combustibili fossili come fonte prevalente di energia.

 

USARE BENE LE RISORSE

Le risorse economiche per far fronte alla transizione green sembrano non mancare, ma è importante utilizzarle bene. I vari Paesi devono coordinarsi tra loro per evitare che questi fondi vadano sprecati. Vanno inoltre istituiti sistemi incentivanti e sanzionatori, in base ai quali chi non inquina viene premiato e chi inquina paga: questo potrebbe rappresentare uno stimolo ad assumere comportamenti più virtuosi. Bisogna poi tener presente che il passaggio verso un sistema energetico più ecologico non è privo di costi per la popolazione, ed è per questo importante che i governi adottino politiche per attenuare gli effetti negativi di questo processo.

 

UN PROCESSO DI PORTATA STORICA

Per attuare la transizione ecologica verranno effettuati investimenti di portata storica, con la compartecipazione di capitali pubblici e privati. La ri-allocazione dei capitali sarà imponente, con inevitabili ripercussioni sugli equilibri politici tra Paesi: quelli che utilizzano i vecchi sistemi di produzione di energia sono destinati a perdere potere, mentre gli altri, quelli che puntano sulle nuove fonti energetiche alternative, vedranno rafforzarsi la loro posizione di leadership.

 

UNA RIVOLUZIONE PER INVESTITORI E RISPARMIATORI

Investitori e risparmiatori hanno la formidabile opportunità di partecipare a questa rivoluzione; da parte loro, i gestori di portafogli di investimento hanno il dovere di saper leggere il cambiamento. Il sistema finanziario subirà una rapida evoluzione, che prevederà ad esempio l’emissione di bond dedicati e il sostegno alle aziende che vorranno “cambiare pelle” e diventare più sostenibili. Chi ignorerà questo misto di necessità e opportunità rischia di restare, almeno in parte, tagliato fuori dal mercato.

Come ogni cambiamento, anche la transizione ecologica porta con sé problemi, ma anche grandi opportunità. La consulenza finanziaria, che ha l’obiettivo di guardare al futuro dei propri clienti, non può girarsi dall’altra parte.

 

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