di Alberto Raponi, consulente finanziario
Dopo una pausa di verde riparte il ribasso sui mercati finanziari mondiali, che hanno archiviato la scorsa settimana in rosso sotto le chiusure dell’ottava precedente. Delle ultime 9 settimane solo due hanno chiuso positivo. Certo nell’ultima un po’ di reazione si è notata. Nella giornata di giovedì, quella del rilascio del dato importantissimo sull’inflazione, abbiamo assistito ad una veemente reazione, che ha portato gli indici dal de profundis che stavano per recitare all’euforia di una chiusura giornaliera forte e decisa. Peccato poi che a questa reazione non abbia fatto seguito una conferma. Nella giornata di venerdì infatti sono ripartite di nuovo le vendite che hanno schiacciato gli indici in basso, sopra però il minimo settimanale e periodale, ma sotto quello di giugno, cosa questa che conferma il pieno mercato orso in cui ci troviamo.
Potremmo andare a spiegare il perché di questa volatilità. E lo faremo. Troveremo sicuramente i motivi, che sono tanti, anzi tantissimi. Ma prima si deve fare una premessa: il mercato è orso. E quando è così c’è poco da fare. L’impostazione tecnica è di ribasso. Un mondo diviso, con conti pubblici traballanti, con una inflazione persistente, con una parte della popolazione in completo squilibrio demografico non può che essere visto con pessimismo, soprattutto alla luce della poca voglia di trovare soluzioni cui stiamo assistendo. Ogni notizia (da cui è bene un po’ staccarsi in questa fase) parla di guerra, malessere o divisione. Ogni intervento dei big del pianeta genera sconforto. Insomma, i mercati come possono muoversi se non come stanno facendo? Approfondirò anche la parte grafica, ma comunque i grafici sono lo specchio di quello che accade nel mondo. Tanto diversamente non possono indicare.
Qualcuno si potrebbe chiedere perché durante la fase pandemica invece i grafici andavano diversamente. La riposta è perché in un mondo con problemi si avvertiva una unione di fondo globale, una voglia di risolvere i problemi con azioni incisive. Cosa che adesso manca. Chi sentendo una news o guardando un TG percepisce voglia di ricucire? Chi non nota violenza verbale, poca voglia di negoziare (e non parlo solo di guerra)? Ecco, se i mercati guardano avanti adesso il futuro sembra quanto mai incerto. Non solo non si trovano soluzioni, ma sembra proprio che non le si vogliano cercare.
Fatta questa dovuta premessa l’analisi settimanale parte proprio dal dato sull’inflazione, sulla base del quale si muovono le aspettative sulle future mosse della Fed. Ebbene nulla di nuovo. L’inflazione persiste, quella core (depurata dalle componenti più volatili del paniere) non molla. Questo preoccupa, in quanto la prospettiva di un alleggerimento della politica monetaria si allunga nel tempo. Certo, subito dopo il rilascio i mercati sono ripartiti. Perché? La risposta è che più alta è l’inflazione più è logico aspettarsi che scenda. Insomma prima o poi arriverà questo picco. Anche la stessa misura dell’inflazione lascia pensare che scenderà. Se pensiamo che è un delta, ossia una variazione rispetto al periodo precedente, le prossime rilevazioni partiranno da un punto molto alto. Quindi è intuitivo che, anche se rimanesse alta, basta che scenda un po’ per calmare la situazione. A questa ragione concettuale si aggiunge anche il fatto è che la misura della stessa non è puntuale, ma passata. Il dato è riferito a un mese fa, quindi è pur sempre da prendere con le pinze.
Altra ragione che giustifica il rimbalzo era il fatto che nella giornata successiva, quella di venerdì, si aspettavano le trimestrali dei colossi bancari americani. La vera paura è che la crisi economica (che a dire il vero neanche c’è, ma è solo attesa) si propaghi al sistema finanziario. Per questo i dati delle banche sono fondamentali. Ebbene questi sono stati buoni. Utili in calo ma oltre le attese. Il faro però era puntato su un dato in particolare: gli accantonamenti che in bilancio sono fatti per rischi futuri. Questi sono risultati in aumento. E questo un po’ preoccupa. Le grandi banche temono ripercussioni sui loro bilanci quindi si proteggono. Ora un mercato del genere, impostato così male legge pessimisticamente questo fatto. Un mercato diverso penserebbe che questi accantonamenti, qualora questo cataclisma non avvenisse o lo facesse in misura minore, tornerebbero disponibili a bilancio in futuro. E se anche avvenisse le banche sarebbero pronte ad affrontarlo a differenza di altre volte(2008). Ma siamo sempre là. Non c’è fiducia. E quindi il pessimismo regna sovrano. Quindi questo dato sugli accantonamenti, che sono una cosa buona in quanto sono un paracadute, viene letto male e genera vendite.
Che poi, analizzando il tutto a livello economico, potremmo dire che manca una sola cosa: la recessione. Perché alla fine questa tarda a venire. Alla fine bisognerà sperare che arrivi presto, perché più tarda più crea timore, il colmo… ma i mercati finanziari sono un po’ così, guardano avanti su ipotesi, perché alla fine il futuro non lo sanno neanche loro.
In tutto questo quadro fosco si aggiunge il meeting del Fmi, da dove il rappresentante inglese è dovuto andare via in fretta e furia per la situazione oltremanica (eh no, non manca proprio nulla). Le parole degli esponenti sono state di ammonimento ai governi: SE LE BANCHE CENTRALI TOLGONO IL PIEDE DALL’ACCELERATORE RESTRINGENDO LA POLITICA MONETARIA, LE AUTORITA’ POLITICHE NON POSSONO ESPANDERE LA POLITICA FISCALE! Insomma, si crea anche casino su chi comanda. Chi avrà ragione? Mah. Aspettiamo e vediamo, cosa possiamo fare? Nulla. Assolutamente nulla. Possiamo solo guardare inermi questo spettacolo che ha dell’assurdo.
Un’altra cosa la possiamo fare: ragionare. Se il rischio cui incorriamo facendo un investimento è quello di veder scendere il valore del nostro capitale, più questo valore scende minore è il rischio prospettico. E’ un ragionamento logico. Se i mercati devono scendere dell’X% più questo X si avvicina più si assottiglia il rischio. E quindi? Quindi chi sta fuori dal mercato deve saper cogliere questo ragionamento ed approfittare della situazione, mentre chi è già investito deve sforzarsi di capire che se stesse fuori vedrebbe delle grandi occasioni, e che quello che deve avere è solo il tempo necessario affinché tutto si risolva. Eh sì, perché nonostante tutto, la storia ci insegna che tutto si risolve, tornerà la voglia di DIALOGO, arriverà la recessione e magari sarà lieve e l’inflazione passerà in gran parte. Quando? Ecco, a questo non c’è risposta, ma più si esacerbano gli animi più il momento è vicino.
Dal punto di vista tecnico, Siamo sul 50% del rintracciamento di Fibonacci e sulla media mobile settimanale a 200 GIORNI. Avevo ipotizzato un possibile passaggio al massimo pre-covid, ma non è detto. Manca l’incremento del vix per mettere la parola fine al ribasso, ma qualche segnale lo abbiamo avuto. Calma e pazienza, cinture allacciate. Tutto passa, anche questo.