di Sofia Baggi, consulente finanziaria
Ho deciso di salutare il mese di novembre, mese dedicato alle previdenza complementare, raccontandovi un incontro interessante ed emozionante avuto con una mia cliente.
Qualche settimana fa ho incontrato Claudia, mia cliente da qualche anno. Lei, libera professionista specializzata in psicologia infantile e problemi linguistici, ha da un paio di anni raggiunto una buona stabilità economica dopo aver trascorso anni complicati fra lavori saltuari, stage, un praticantato di quasi un anno in un grosso studio a Milano, che però alla fine ha capito non le avrebbe offerto prospettive interessanti. Da qui la decisione di intraprendere la strada della libera professione. Vantaggi? Maggiore possibilità di crescita professionale e più autonomia nella gestione del tempo e nell’organizzazione delle giornate, il che le dà anche la possibilità di dedicare qualche ora ad un’attività di volontariato che svolge ormai da anni presso una ONLUS locale.
Svantaggi? Difficoltà, soprattutto all’inizio, nel costruirsi un bacino di pazienti tale da consentirle un livello di entrate adeguato al mantenimento del suo livello di vita.
Una vita che da un mese è cambiata, piacevolmente stravolta dall’arrivo della piccola Lucrezia, che pacifica e beata dormiva nell’ovetto a fianco alla mamma. Ebbene sì, da un mese Claudia è diventata mamma, con tutte le gioie e le preoccupazioni che questo cambiamento porta con sé.
“Andrà tutto bene? Sarò una brava mamma? Il mio compagno sarà sempre pronto ad aiutarmi e sostenermi? Riuscirò a gestire Lucrezia, a darle tutte le attenzioni che richiederà ma allo stesso ad avere il tempo necessario per continuare a seguire i miei pazienti? Mi sembrano tutte persone comprensive, ma capiranno la mia nuova situazione e quindi accetteranno se per qualche tempo non riuscirò ad essere così presente come ho fatto finora, oppure rischierò di perderli?”
Tutte domande che lei mi ha rivolto e che mi hanno fatto rivivere tutte le emozioni che ho provato quando ho avuto il mio primo figlio e, ancor di più, il secondo. Questioni che tutte le donne lavoratrici (e mamme) si sono poste.
Su questi aspetti sono stata io, per una volta, a darle un supporto psicologico. L’ho rassicurata condividendo quella che è stata la mia esperienza. Non è semplice, indubbiamente, ma allo stesso tempo sono ogni giorno più convinta di una cosa: è difficile trovare in altro la forza che ti dà un figlio. Ed è proprio in questa forza che ogni giorno si trova la motivazione per risolvere problemi, superare le difficoltà e cercare di migliorarci sempre di più.
A questo punto siamo passati a discorsi più prettamente finanziari, che nonostante tutto sono risultati quasi più semplici dei precedenti.
“Cosa posso fare per Lucrezia? Cosa posso regalarle, che sia importante e utile?” – mi ha chiesto Claudia. “Esiste un investimento che potrei fare per lei? Che sia tutto suo e che nessuno, a parte lei, potrà toccare?”
“Certo che c’è!” – le ho risposto, perché sapevo dell’esistenza di un investimento di cui lei avrà di certo bisogno.
“A cosa ti riferisci?” – ha proseguito Claudia, incuriosita.
“Il fondo pensione!” – le ho risposto.
“Ma come, è nata da un mese e tu mi parli di un investimento che sarà per la sua pensione? Stai scherzando giusto?” – ha continuato, fra l’incredulo e il dubbioso.
“No, sono seria, e molto! Purtroppo i nostri figli avranno di certo bisogno di una pensione integrativa perché, se ci sarà ancora la pensione pubblica, questa sarà di certo minima. Dovranno quindi accantonare parecchio per riuscire ad avere, una volta chiusa la vita lavorativa, un’entrata mensile accettabile, tale da consentir loro (almeno) di mantenere il tenore di vita raggiunto. Se apri adesso un fondo pensione a Lucrezia e cominci a versare ora, la cifra che desideri e che puoi, pensa per quanti anni maturerà!”.
“ Ok. Ipotizziamo che io voglia arrivare a versarle 100 mila euro nel fondo pensione. Quanto dovrei versare?” – mi ha chiesto lei.
“Per arrivare ad avere 100 mila euro quando Lucrezia avrà 70 anni è sufficiente un versamento di 22 euro al mese (ipotizzando un tasso del 4% annuo). Se aspettassi a farlo quando lei avrà 15 anni, la cifra da accantonare diventerebbe il doppio, 42 euro al mese. E così via. Più si aspetta, più la cifra da accantonare diventa importante (esempio: se decidessi solo a 50 anni, dovrei versare ben 275 euro al mese, non facilissimo direi).”
La storia di Claudia è piuttosto emblematica, e fornendo ulteriori informazioni pratiche può aiutare a comprendere quanto una scelta di questo tipo sia interessante ed opportuna.
- L’intestatario del fondo pensione sarebbe Lucrezia, lei quindi la proprietaria di quanto viene versato su tale investimento
- Ogni anno Claudia può decidere SE e QUANTO versare, non c’è alcun obbligo sul premio, è flessibile.
- Una volta raggiunta la maggiore età, o comunque quando ne avrà le possibilità, potrà versare direttamente Lucrezia nel fondo pensione.
- Potrà investire sia il TFR che contributi propri
- Fino a quando Claudia lo desidera potrà versare per la figlia, e portare in deduzione quanto puoi/vuoi.
- È un modo intelligente per indirizzare/canalizzare anche paghette, regali vari di nonni o altri parenti.
Impegnate in questi discorsi, né io né Claudia ci eravamo accorte che nel frattempo Lucrezia si era svegliata e ci guardava con i suoi occhioni blu e un bel sorriso.
Fra poco sarebbe stata ora del lattino, un momento magico che non volevo in alcun modo ritardare…
Io e la sua mamma ci siamo quindi salutate con un abbraccio e con un accordo: non appena fosse arrivata la carta d’identità della piccola, io avrei preparato tutta la documentazione per iniziare a mettere i primi “mattoncini” per questa dolcissima futura donna.