Investimenti sostenibili e pandemia, cresce l’interesse ma bisogna fare attenzione
Articolo di Roberto Cappiello, consulente finanziario di Brescia
La Pandemia da Coronavirus ha colpito duramente le economie di tutto il mondo imponendo misure che impattano pesantemente sullo stile di vita a cui siamo abituati, inducendo modifiche radicali nei rapporti umani, nel modo di lavorare e nei consumi.
Il lockdown a livello mondiale ha indotto un drastico cambio nella domanda di beni e servizi favorendo tutte quelle aziende che operano nei settori della tecnologia, dallo smart working alle telecomunicazioni, all’health care, all’e-commerce. Questa dinamica si riflette anche nelle performance di buona parte dei prodotti che utilizzano i filtri ESG nella selezione dei titoli di fondi attivi e passivi che hanno performato meglio rispetto ai loro omologhi tradizionali anche perché sono meno esposti ai titoli del settore petrolifero ed energetico e detengono più titoli tech e health care.
Cosa si intende con l’acronimo ESG?
ESG è l’acronimo di Environmental, Social, Governance con cui si indicano tutte quelle attività legate all’investimento responsabile (IR) che perseguono gli obiettivi tipici della gestione finanziaria tenendo in considerazione aspetti di natura ambientale, sociale e di governance.
Dal 2018 c’è stato un progressivo aumento di interesse da parte dei risparmiatori rispetto a questo genere di prodotti perché negli ultimi anni è aumentata la sensibilità sul tema ambientale. Le masse di risparmio confluite nelle varie forme di investimenti socialmente responsabili hanno toccato i 70 miliardi di dollari nell’ultimo anno. Anche i rendimenti offerti sono stati molto interessanti rispetto agli omologhi non ESG.
Questo è accaduto in passato, come dimostra un Quaderno di ricerca che risale al 2018 a cura del dipartimento di ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano e di Banor Sim, e si sono confermati tali in larga parte anche in occasione della recente crisi dei mercati finanziari. Il documento evidenzia fra le altre cose come le imprese con alto rating ESG siano state più efficienti sia nell’aumentare i volumi di fatturato, sia nel miglioramento della marginalità operativa e ciò induce a ritenere che l’adozione delle migliori pratiche ESG sia una fonte di vantaggio competitivo di lungo termine.
C’è da aspettarsi allora che i flussi su questa tipologia di investimenti continuino ad aumentare ancora grazie anche al diffondersi fra i risparmiatori di notizie relative a studi come quelli condotti dall’Università di Harvard e da molti altri studi accademici che evidenziano una stretta correlazione tra aumento di particelle PM 2,5 ed il tasso di mortalità di Covid-19, circostanza che accomuna sia il distretto di Wuhan che il nord Italia colpiti molto duramente dalla pandemia. Se i risparmiatori hanno la possibilità di scegliere meno inquinamento e più sostenibilità, lo fanno.
Ad ogni modo la scelta degli strumenti e dei prodotti di investimento da utilizzare va fatta molto attentamente anche perché ESG non è sinonimo di investimento più performante e meno rischioso, visto anche la grande diversità di criteri che vengono utilizzati dalle aziende che certificano le informazioni ed assegnano i punteggi ESG . La valutazione va fatta anche in considerazione dei mercati in cui si va ad investire, alla tipologia di titoli che sono inclusi nei prodotti ed ai costi che gravano sugli stessi.
Rendimenti e costi: qualche esempio
I risultati possono essere molto diversi. Ad esempio, se consideriamo 2 ETF, i prodotti meno costosi che prediligo nella costruzione degli asset di investimento, possiamo notare che dal 1 gennaio 2020 al 13 maggio l’ETF MSCI World Socially Responsible ha perso il 2% in meno rispetto al suo omologo non ESG iShares Core MSCI World che invece ha perso l’ 11,6%. E’ invece andata in modo completamente opposto nel caso dell’ETF MSCI Emerging Markets Socially Responsible che nello stesso periodo ha perso il 21,8% contro il 15,60% del suo omologo MSCI EM IMI UCITS ETF USD. In questo caso la differenza macroscopica è dovuta al fatto che nel primo è esclusa la Cina. Se infatti facciamo il confronto con l’ETF MSCI Emerging Markets Ex China che ha totalizzato – 23,3% notiamo anche qui che l’ETF ESG è più performante di circa 1,5 punti percentuali.
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