Investire con rendimenti negativi è possibile

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Il mercato del debito oggi vive una transizione epocale, costituita dal passaggio ai tassi negativi. Può apparire paradossale, ma nel mondo ci sono circa 17 trilioni di dollari di obbligazioni a rendimento negativo. Cosa vuol dire?

Tassi negativi, cosa comportano

Per rispondere, partiamo dal concetto di obbligazione. Le obbligazioni sono debiti emessi da governi, società private o enti sovrannazionali (BEI, World Bank, etc.) che offrono a chi le sottoscrive un certo rendimento e il rimborso del capitale ad una data scadenza. Il funzionamento delle obbligazioni è piuttosto semplice: se il prezzo del titolo sale, il rendimento scende, perché a parità di tasso di interesse il titolo costa di più, e viceversa.

Il prezzo delle obbligazioni sale se le aspettative sui tassi di interesse sono in discesa, cioè se il mercato ritiene che in futuro i tassi scenderanno. Questo è esattamente quello che è avvenuto nell’ultimo decennio nel settore obbligazionario. Chi ha comprato btp a lunga scadenza o altre obbligazioni corporate, ha portato a casa rendimenti significativi senza molta fatica. In pratica per l’investitore prudente, avvezzo al reddito fisso, nulla o poco è cambiato rispetto al passato.

Tutto molto semplice, quindi… Ma in futuro sarà ancora cosi?

Nella tabella in basso è possibile notare qual è il rendimento a scadenza delle obbligazioni nei principali paesi sviluppati. A 5 anni non c’è un solo paese che offra un rendimento positivo. Ciononostante le obbligazioni (in particolare i nostri titoli di stato) vengono sottoscritte a piene mani dai risparmiatori. Perché ciò accade? Chi può sottoscrivere un’obbligazione se sa già a priori che non guadagnerà nulla? I fondi pensione e le assicurazioni, ad esempio, sono costretti a comprare debito per mandato. Poi ci sono le banche. Quando la liquidità di una banca è troppa il denaro in eccedenza deve essere versato presso un apposito conto della Banca Centrale Europea. Tale operazione ha però un costo per le banche. Allora, piuttosto che affidare la liquidità alla Banca Centrale Europea, scelgono di investire in titoli di Stato, che hanno un rendimento negativo minore rispetto alle commissioni che dovrebbero pagare alla BCE. Anche i privati, tuttavia, comprano obbligazioni a tassi negativi, quando hanno aspettative di ulteriore abbassamento dei tassi (deflazione).

 

 

Con i tassi negativi, le scelte degli investitori del reddito fisso devono essere riviste, perché non esistendo titoli sicuri da comprare bisogna accettare il rischio sulle obbligazioni alto rendimento, (c.d. “High Yield”) o su quelle dei mercati emergenti. Le obbligazioni HY, emesse da aziende private con basso rating (cioè poco affidabili), offrono ancora rendimenti interessanti, ma hanno il rischio di default dell’emittente, cioè di non avere indietro il proprio denaro dal creditore, mentre le obbligazioni dei paesi emergenti, anch’esse redditizie, hanno rischio valuta e talvolta rischio emettente. Dunque, meglio andarci piano con questi investimenti, magari entrando con un fondo, evitando così il rischio specifico legato al singolo titolo.

Rischio inflazione sulle obbligazioni

Un ulteriore rischio dell’attuale mercato obbligazionario è linflazione attesa. Nell’ultimo decennio a causa della recessione del 2008 prima, e della scarsa crescita poi, l’inflazione è rimasta piuttosto bassa.
Se l’inflazione dovesse ripartire, a seguito dell’enorme massa di liquidità emessa dalle istituzioni mondiali per fronteggiare le conseguenze economiche del corona virus, i danni sui portafogli obbligazionari sarebbero enormi. Volendo fare un esempio, se ho un BTP trentennale in portafoglio e l’aspettativa sul rialzo dei tassi, a seguito di spinte inflazionistiche, è dell’1%, il mio titolo perderà circa il 30%!

Come comportarsi, dunque? I clienti abituati ai bond e con basso profilo di rischio dovranno privilegiare soluzioni assicurative di ramo I (a gestione separata), che offrono il capitale garantito e riescono a dare ancora rendimenti positivi, grazie alla possibilità di valorizzare la gestione separata a costo storico e non a mercato.
Ma occhio ai costi! Le polizze possono avere caricamenti molto alti che erodono il ridotto rendimento prodotto dalla gestione separata. Farsi consigliare da un consulente di fiducia è la scelta più giusta in questo caso. Un’altra soluzione è comprare titoli inflation linked (tipo i Btp italia), ma diversificati in ambito mondiale.
Infine, resta sempre valido il consiglio di pianificare per obiettivi: se si investe sul lungo periodo è meglio comprare azioni che obbligazioni, magari tramite un piano di accumulo. Le azioni sono lo strumento migliore per tutelarsi dall’inflazione e per raggiungere gli obiettivi di lungo termine.

Non bisogna essere schiavi dell’abitudine e dell’ancoraggio ma saper cogliere il cambiamento strutturale in atto sul mercato obbligazionario ed adeguarsi attraverso un’opportuna pianificazione degli investimenti per obiettivi. Con i tassi a zero, non ci sono alternative. I pasti gratis sono finiti!

 

Articolo di Vincenzo Menna, Consulente Finanziario di Chieti 

 

 

 

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